La storia degli oggetti piu comuni...

Aperto da Onlyford, 15 Maggio 2011, 23:01:24

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chewing gum

In Svezia degli archeologi hanno trovato l'antenato del chewing gum, è un pezzo di resina vecchio novemila anni con del miele dentro e delle tracce di denti sopra!!!!!!!!

e così il chewing gum piace sin dall'antichità, i primi consumatori furono con ogni probabilità gli Antichi Greci. Essi amavano masticare una resina derivata dal 'lentisco' o 'albero del mastice' (da cui il termine 'masticare'), sostanza conosciuta ed apprezzata in tutta l'area del Mediterraneo orientale. I Maya dell'America Centrale, nello stesso periodo masticavano il 'Chicle', lattice dell'albero della Sapotilla, una sostanza che, resistendo alla decadenza della civiltà che l'aveva scoperta, sarebbe divenuta ben venti secoli dopo una delle basi di partenza del chewing-gum moderno. Anche il termine 'chicle' è arrivato fino ad oggi, divenendo, in tutti i paesi di lingua ispanica, un modo familiare per definire la gomma da masticare. Gli indiani d'America masticavano una resina simile alla gomma che si otteneva tagliando la corteccia dell'abete rosso.
All'inizio del XIX secolo pezzetti di resina di abete rosso divennero il primo chewing gum messo in commercio negli Stati Uniti.  La gomma da masticare è stata ideata dallo statunitense John Curtis nel 1848. Il chicle è il latice che si ottiene dalla sapodilla, un sempreverde chiamato albero del chewing gum. È originario del Gran Petén, la foresta tropicale pluviale del Guatemala settentrionale, del Belize e della penisola dello Yucatàn in Messico. Là, in certe zone si possono trovare 175 alberi di sapodilla per ettaro. Nella stagione delle piogge i raccoglitori di chicle, detti chicleros, tagliano il tronco della sapodilla selvatica a zig-zag, lasciando che il latice si depositi lentamente dentro un recipiente posto alla base. Dopo che è stato raccolto e bollito fino a raggiungere la consistenza desiderata gli viene data la forma di tavolette per essere venduto. Il moderno chewing-gum si diffuse nel 1860, quando il generale messicano Antonio Lopez de Santa assunse l'invenore newyorkese Thomas Adams per produrre un nuovo tipo di gomma derivata dall'abete rosso. Adams non ebbe successo quando produsse la gomma, ma creo' il primo moderno chewing-gum, chiamato "Adams New York No. 1". Il chewing-gum divenne cosi' quel materiale sintetico che ha sostituito la gomma naturale degli alberi per creare un prodotto di migliore qualita', composizione e gusto. Ci sono due basi principali di chewing-gum, una per il chewing-gum e l'altra per il bubble-gum. La differenza principale e' che che la base del babble-gum ha un alto contenuto di polimero che lo rende piu' elastico e adatto a fare le bolle.
La storia del chewing-gum incomincia in Italia soltanto nel secondo dopoguerra, Sicuramente è il risvolto più zuccherino, lasciato al nostro Paese, dalla Seconda guerra Mondiale. La " gomma americana" ha avuto un successo enorme proprio da quell' ormai lontano 1945. Riflettori accesi dunque sul chewing-gum che in questi anni di strada ne ha fatta davvero tanta! Quanta? Beh diciamo che se le mettessimo tutte in fila le cicche americane, prodotte sino a oggi, coprirebbero una scia lunga 198 milioni di chilometri, 200 volte la distanza tra la Terra e la Luna. Che dire? Sicuramente una grande passione per noi italiani. " In generale, le gomme danno soprattutto piacere, rinfrescano l'alito, soddisfano insieme quella che viene definita oralità, parola che per gli analisti tradizionali(n.d.r. psicoterapeuti) significa riprodurre tutte quelle sensazioni legate al mondo dell'infanzia. In modo analogo a quanto avviene con il fumare, rosicchiarsi le unghie, mordere penne e matite. Le gomme, però, e va sottolineato, hanno altri vantaggi. Primo tra tutti quello di ridurre la tensione muscolare, favorire il rilassamento e combattere ansia e piccole nevrosi".
   
Italiani popolo di masticatori. Secondo alcuni recenti dati se ne consumerebbero, solo nella Penisola, circa 23mila tonnellate l'anno, per un totale di 300 milioni di astucci e 500 milioni di stick. Otto confezioni su dieci sono senza zucchero e gli italiani più golosi hanno un'età compresa tra i 10 e i 44 anni (il 49% uomini per il 52% donne), di questi il 55% (15 milioni di persone) mastica gomme tutti i giorni, o quasi.

Il che non è un male, almeno stando a quanto rivela uno studio inglese condotto dall'Università di Northumbria: i chewing gum, infatti, aiuterebbero la memoria (potenziandola addirittura del 35%) e favorirebbero la concentrazione neutralizzando lo stress. La ricerca è stata condotta su 75 adulti, i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: il primo masticava chewing gum, il secondo mimava il gesto senza masticare gomme e il terzo non faceva nulla. Speciali test computerizzati hanno dimostrato che la memoria breve e a lungo termine era superiore del 35% nel primo gruppo. In particolare è stato provato che durante la masticazione il battito cardiaco aumenta e viene prodotta più insulina che, agendo su recettori situati nella zona cerebrale dell'ippocampo, stimola questa struttura cruciale per la memoria. Ma gli effetti sulla memoria non sono gli unici aspetti benefici. Masticare riduce lo stress, la sonnolenza in caso di veglia notturna e aumenta in modo armonico la concentrazione e le funzioni cerebrali.


NOVITà

E  Il chewing gum allarga i suoi orizzonti: è stato brevettato negli Usa quello al Viagra. Wringley, una delle più note marche di gomma americana, ha ottenuto la licenza del governo americano per realizzare una gomma a base di Viagra La gomma al Viagra  arriverà  sugli scaffali delle farmacie  nel 2011. Secondo Wringley, il chewing gum  offrirà  «un miglior dosaggio e metodo di assunzione» rispetto alla pillola di viagra.

27 Rosso

Citazione di: Onlyford il 17 Maggio 2011, 23:17:29


NOVITà

E  Il chewing gum allarga i suoi orizzonti: è stato brevettato negli Usa quello al Viagra. Wringley, una delle più note marche di gomma americana, ha ottenuto la licenza del governo americano per realizzare una gomma a base di Viagra La gomma al Viagra  arriverà  sugli scaffali delle farmacie  nel 2011. Secondo Wringley, il chewing gum  offrirà  «un miglior dosaggio e metodo di assunzione» rispetto alla pillola di viagra.
  Uhm..............

Onlyford

Hahaha aspetti la sua uscita in italia?

27 Rosso

Citazione di: Onlyford il 18 Maggio 2011, 07:23:45
Hahaha aspetti la sua uscita in italia?

Carmè,...... bisogna portarsi avanti 

27 Rosso

Storia della scoperta del Viagra     



La storia del Viagra che ha inizio nel 1986 nei laboratori del Pfizer Central Research di Sandwich, in Inghilterra, dove alcuni ricercatori scoprono che l'inibizione di un enzima (PDE5) presente nella muscolatura liscia dei vasi sanguigni diminuisce la resistenza vascolare e riduce l'aggregabilità delle piastrine, gli elementi del sangue che svolgono un compito fondamentale nel processo di coagulazione ma il cui ammassarsi all'interno di vene e arterie ne può procurare l'occlusione, parziale o totale.

Gli studiosi pensano ai possibili, benefici effetti di un farmaco capace di inibire l'enzima PDE5 nell'angina pectoris. Potrebbe impedire la chiusura delle arterie coronarie, la causa dell'infarto del miocardio. Tre anni di lavori e nel 1991 la sperimentazione non soddisfacente anche se gli studiosi assistono ad un fatto sorprendente. Alcuni uomini coinvolti nella ricerca riferiscono di un effetto collaterale piacevole: l'aumento della tendenza all'erezione. Si scoprì che il sildenafil studiato dalla Pfizer in cardiologia come calcio-antagonista e somministrato per via orale, era in grado in una larga percentuale di casi (70-80%) di risolvere o migliorare la disfunzione erettile.

Fu così che la destinazione del farmaco, dopo molte titubanze e ulteriori studi, viene cambiata: dal trattamento dell'angina pectoris si passa a quello degli "inconvenienti" erettili.


Il 27 marzo 1998 la Food and Drug Administration riconosce il Viagra come la prima terapia medica orale per il trattamento delle disfunzioni erettili. L'uomo è stato finalmente liberato dall'incubo dell'impotenza. La pillola blu, com'è noto, va assunta circa un'ora prima di un rapporto sessuale perché provochi un afflusso di sangue ai corpi cavernosi sufficiente a rendere possibile l'erezione. Naturalmente il successo non è automatico: occorre che ci sia il desiderio, l'eccitazione.

dexter63

A proposito di Viagra leggete questa:

CEROTTO-VIAGRA PER IL PAPPAGALLO KAKAPO
Dopo il viagra per gli uomini, arriva il nuovo cerotto-viagra per gli animali a rischio di estinzione. Tiene sotto controllo lo stress, rende le femmine più sensibili ai richiami sessuali dei maschi, favorisce la riproduzione e quindi previene l'estinzione. Ne dà notizia il mensile "Scientific American". La prima specie a sperimentarlo sarà una rarissima categoria di pappagallo, il kakapo, che vive solo in Nuova Zelanda. Da alcune centinaia di migliaia di esemplari, questo pappagallo si è lentamente andato estinguendo. Oggi ce ne sono solo 56. All'origine c'è lo stress delle femmine, preoccupate per la mancanza di cibo.

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macteo

Citazione di: Onlyford il 17 Maggio 2011, 23:17:29
chewing gum

NOVITà

E  Il chewing gum allarga i suoi orizzonti: è stato brevettato negli Usa quello al Viagra. Wringley, una delle più note marche di gomma americana, ha ottenuto la licenza del governo americano per realizzare una gomma a base di Viagra La gomma al Viagra  arriverà  sugli scaffali delle farmacie  nel 2011. Secondo Wringley, il chewing gum  offrirà  «un miglior dosaggio e metodo di assunzione» rispetto alla pillola di viagra.

L'azienda dove lavora mia moglie è proprietaria del marchio Wrigley (senza la G)... per chi fosse interessato si accettano prenotazioni :D :D :D
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#44
Plastica

I primi nuovi materiali apparsi dopo la scoperta dei metalli sono le materie plastiche. Nonostante i polimeri naturali siano stati usati per migliaia di anni, basti pensare alle fibre di lana, di seta, di cotone e di lino, la storia delle materie plastiche risale a poco più di un secolo fa.
Nel 1835 H. Regnault ottenne la prima sostanza basata sul principio della polimerizzazione, il PVC.
Nel 1844 F.Walton produsse il linoleum.
Nel 1846 lo svizzero Frederick Schoenbein isolò il primo polimero artificiale, il nitrato di cellulosa, un composto chimico che imita l'ambra.
Nel 1939 Charles Goodyear vulcanizzò la gomma.
Nel 1862 due industriali americani misero in palio 10.000 dollari per chi avesse trovato un sostituto dell'avorio nella fabbricazione delle palle da biliardo, allora molto costose e non sempre perfettamente sferiche. Li vinse Alexander Parkes che in Inghilterra sintetizzò il primo polimero naturale modificato utilizzando fibra di cellulosa estratta dal legno e trattandola con acido nitrico; la qualità di questo polimero, simile all'avorio, a cui diede il nome di Parkesina, era molto bassa.
Nel 1869 John Hyatt, mischiando il polimero ottenuto da Parkes con la canfora, ottenne un prodotto trasparente, flessibile e facile da modellare che chiamò celluloide. Questa divenne presto la base delle prime pellicole cinematografiche; tuttavia aveva l'inconveniente di essere estremamente infiammabile. Attualmente l'unico prodotto in cellulosa sono le palline da ping-pong.
Nel 1889 George Eastman riuscì a utilizzare la celluloide per fare pellicole fotografiche.
Il primo polimero sintetico, ottenuto dal chimico belga Leo Baekeland nel 1907, fu la bachelite, materiale molto duro e malleabile ottenuro dal riscaldamento di fenolo e formaldeide. Questa plastica oggi è utilizzata come isolante elettrico e per i manici delle pentole.
In questa stessa epoca, negli Stati Uniti la scoperta di grandi quantità di petrolio fu un episodio chiave che portò a iniziare la sintesi dei polimeri dalle sostanze ottenute dalla raffinazione del petrolio.
Tuttavia solo nel 1920 si comprese la struttura dei polimeri: infatti il chimico tedesco Herman Staudinger formulò la teoria secondo cui i polimeri sono costituiti da lunghe catene della stessa molecola (monomero) ripetute. Le chiamò macromolecole.
Negli anni '20 nacque la fòrmica, laminato plastico a base di urea, fenolo, formaldeide (e carta kraft), utilizzata nell'arredamento
Negli anni '30 si ottennero molti nuovi polimeri sintetici: il polistirene nel 1930, il polimetacrilato nel 1933, il Polietilene nel 1935, il Nylon, la più importante fibra tessile artificiale che si ottiene per condensazione dell'acido adipico da solo (Nylon 6) o con esametilen-diammina (Nylon 6.6) nel 1938, il polietilene a bassa densità nel 1939. Durante questo periodo venne coniata la parola "plastica" per riferirsi a questi prodotti fabbricati dall'uomo.
La Seconda Guerra Mondiale diede un grande impulso alla ricerca in questo settore, data la necessità di trovare materiali alternativi a quelli tradizionali che scarseggiavano.
Dopo la guerra, la ricerca crebbe ulterormente; fecero la loro comparsa nel 1948 il Plexiglass, messo a punto dai tecnici dell'areonautica americana, nel 1954 il polipropilene isotattico, sintetizzato da Giulio Natta (premio Nobel per la chimica nel 1963), nel 1955 polietilene ad alta densità e nel 1956 il policarbonato.

tipi di plastica:

- Termoplastiche: sono dette termoplastiche quelle materie plastiche che acquistano malleabilità, cioè rammolliscono, sotto l'azione del calore.
In questa fase possono essere modellate o formate in oggetti finiti e quindi per raffreddamento tornano ad essere rigide. Questo processo, teoricamente, può essere ripetuto più volte in base alle qualità delle diverse materie plastiche.

- Termoindurenti: sono un gruppo di materie plastiche che, dopo una fase iniziale di rammollimento dovute al riscaldamento, induriscono per effetto di reticolazione tridimensionale; nella fase di rammollimento per effetto combinato di calore e pressione risultano formabili.
Se questi materiali vengono riscaldati dopo l'indurimento non ritornano più a rammollire, ma si decompongono carbonizzandosi.

-Elastomeri: la loro caratteristica principale è una grande deformabilità ed elasticità; possono essere sia termoplastici che termoindurenti.
Nella chimica, le materie plastiche sono generalmente il risultato della polimerizzazione di una quantità di molecole base (monomeri) per formare catene anche molto lunghe. Si parla di omopolimeri se il monomero è unico, copolimeri se il polimero è ottenuto da due o più monomeri diversi, e di leghe polimeriche se il materiale è il risultato della miscelazione di due monomeri che polimerizzano senza combinarsi chimicamente.

Un materiale plastico è in genere composto da molecole polimeriche di diversa lunghezza, per cui è necessario conoscere la distribuzione dei pesi molecolari per determinare le proprietà chimico-fisiche del materiale plastico in esame.

Le materie plastiche si ottengono dalla lavorazione del petrolio.

macteo

la plastica invece (prossimamente) ve la posso procurare io... vedrete che "storie" :D
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Il compact disc . 


Il Compact Disc Digital Audio (abbreviazioni comuni: "CD Audio", "CD audio", "cd audio", "CD-Audio", "CD-audio", "CDDA",[1] "CD-DA") è uno standard di registrazione audio digitale su compact disc, il supporto di memoria removibile attualmente più utilizzato. Lo standard è stato creato dalla Sony congiuntamente alla Philips e rilasciato nel 1980, anno in cui è iniziata la commercializzazione dei primi CD Audio.

Il CD Audio è stato la prima applicazione pratica implementata per il compact disc da cui sono derivati tutti gli altri suoi formati e utilizzi. La struttura fisica del disco e i protocolli di memorizzazione dei dati sono descritte nel cosiddetto Red Book (termine inglese che tradotto letteralmente significa "libro rosso"). Tali specifiche tecniche prevedono una capacità massima di 747 MB e audio stereofonico LPCM campionato a 44,1 kHz con campioni di 16 bit, quindi, tenendo conto dello spazio occupato per la correzione d'errore, una capacità massima di registrazione di 74 minuti.[2]

Il CD Audio è nato come formato di compact disc prestampato (quindi come memoria a sola lettura) destinato all'industria multimediale per la commercializzazione di contenuti sonori, in particolare dall'industria discografica per la commercializzazione di musica. In tali settori merceologici è stato inizialmente concorrente del disco in vinile soppiantandolo quasi completamente nel giro di una decina d'anni. Tutt'oggi rappresenta il supporto audio più utilizzato in tali settori. Con la nascita del CD-R, nel 1988, e del CD-RW, nel 1997, è diventato anche uno dei formati di registrazione più utilizzati nell'home audio soppiantando in particolare la Compact Cassette sempre nel giro di una decina d'anni.








Funzionamento

Su un compact disc il suono è memorizzato in formato digitale: l'andamento della pressione sonora è misurato (campionato) ad intervalli regolari e il valore è descritto da una sequenza di 16 bit. In conseguenza del teorema di Nyquist-Shannon, è necessario che la frequenza di campionamento sia almeno doppia rispetto alla frequenza massima del segnale da acquisire, ovvero almeno 40.000 volte al secondo per la banda audio di 20 kHz, per ciascun canale stereo.

I bit sono incisi sul disco in un'unica traccia lunga oltre 5 km sotto forma di zone (pits e lands) più o meno riflettenti la luce.

La catena di elaborazione che trasforma la traccia su disco in suono può essere divisa in quattro sezioni principali, oltre ad un microprocessore centrale che sovraintende a tutto e interagisce con l'utente.

Testina di lettura



Questa è certamente la parte più complessa ed innovativa del lettore compact disc, in quanto diversamente da tutti gli altri sistemi di riproduzione audio, la testina non tocca la superficie del supporto, ma deve essere mantenuta allineata e alla giusta distanza attraverso diversi sistemi di servocontrollo.

In particolare i problemi da affrontare sono tre:
Mantenere costante la velocità lineare del disco al di sotto della testina per avere un flusso costante di dati.

questo comporta che la velocità angolare del disco non può essere costante, ma è maggiore quando la testina è vicina al centro e minore quando si trova alla periferia.

La soluzione adottata per regolare la velocità di rotazione consiste in un buffer FIFO, una memoria in cui i dati entrano da un 'lato' e vengono prelevati dall'altro. Il prelievo di dati avviene ad un ritmo esattamente determinato da un oscillatore al quarzo per cui al variare del flusso in entrata si avrà un maggiore o minore riempimento del buffer. Il sistema di retroazione agisce sulla velocità angolare in modo da mantenere costante la quantità di dati immagazzinati.

Questo approccio consente di compensare anche variazioni causate da attriti, vibrazioni ed imprecisione del motore (wow & flutter). Un buffer di opportune dimensioni unito ad una opportuna logica permette di compensare eventuali salti di traccia.



Intensità della luce laser sulle quattro sezioni del sensore ottico
Spostare in senso radiale la testina per inseguire la traccia.

Mentre in un giradischi la testina è trascinata dal solco stesso, in un compact disc la testina non tocca il disco, per cui l'inseguimento della traccia deve essere effettuato con mezzi ottici.
La luce laser riflessa dal disco si focalizza al centro di un quadrato ai cui vertici sono presenti quattro sensori ottici. In condizioni di centratura l'intensità di luce rilevata è uguale per i quattro rivelatori, se invece la traccia e quindi il punto luminoso è lievemente scostata, il segnale è più intenso su alcuni sensori. Un circuito elettronico provvede a spostare la lente per mezzo di un campo magnetico prodotto da opportuni solenoidi all'interno dei quali è sospesa la lente di focalizzazione. Quando lo spostamento è al limite del raggio di azione della lente, l'intera testina viene traslata per mezzo di un motore elettrico.
Mantenere alla giusta distanza dal disco la lente del laser, per ottenere una costante messa a fuoco.

Guardando un giradischi, si può osservare il periodico movimento verticale della testina dovuto alla non perfetta planarità del disco. Lo stesso accade nei compact disc anche se in misura minore. Per questo è necessario regolare la messa a fuoco del laser istante per istante.

La verifica della focalizzazione è effettuata per mezzo dei quattro sensori già visti. Alla distanza ottimale il livello del segnale è al valore minimo per tutti i rivelatori.

Correzione degli errori

Poiché il compact disc non offre alcuna protezione contro la manipolazione e l'usura, è frequente la formazione sulla superficie di graffi o depositi di sporco che possono comprometterne la lettura. Per ovviare al problema sono adottate complesse tecniche di correzione di errore e di ridondanza dei dati.

In fase di scrittura, vengono innanzitutto intercalati i dati corrispondenti ai due canali stereo, dopodiché la sequenza è scomposta in spezzoni di 8 bit su cui viene effettuata la codifica EFM (Eight-to-fourteen modulation, ossia modulazione da 8 a 14 bit) per impedire che si abbiano sequenze consecutive troppo lunghe di zero o uno e contemporaneamente aumentare la ridondanza di informazione. Ai 14 bit ottenuti vengono aggiunti altri 3 bit di sincronizzazione, portando così la ridondanza al 112,5% (da 8 a 17 bit).

Dopo questa prima manipolazione, la sequenza è sottoposta ad una ulteriore elaborazione al termine della quale si ottengono raggruppamenti elementari (frame) di 588 bit. Ciascun frame è composto da 24 sottogruppi di 17 bit di dati intercalati a 8 gruppi di 17 bit per la correzione di errore, più 27 bit di sincronismo e 17 di informazioni da mostrare sul display (numero di traccia, posizione ecc). La dispersione dei blocchi di controllo permette di ricostruire i dati mancanti a causa di un ampio difetto sulla superficie del disco.

Tutte queste operazioni devono essere compiute in senso inverso dal lettore, per ricostruire la sequenza originale di 16 bit per campione per canale.

Conversione digitale/analogico

In questo fondamentale passaggio, i bit sono convertiti in segnale elettrico analogico ad opera di un convertitore digitale-analogico (DAC) per ogni canale stereo. Il segnale è campionato a 16 bit che corrispondono a 65535 livelli di tensione. In generale il funzionamento è basato su una rete di resistori dai valori opportunamente determinati, la cui precisione determina il grado di linearità del dispositivo.

All'uscita del convertitore il segnale è sottoposto ad un filtro passa-basso allo scopo di sopprimere eventuali armoniche prodotte dalla frequenza di campionamento.

Preamplificazione audio

Questa sezione è simile a quella di qualunque altro apparecchio audio analogico e comprende la funzione di regolazione del volume ed eventualmente anche quelle del tono, del bilanciamento, nonché dell'equalizzazione. Se il lettore fornisce direttamente l'uscita per cuffie o altoparlante, è presente anche un amplificatore audio.

Onlyford

La bicicletta

Il veicolo a due ruote, che si può considerare il primo antenato della bicicletta, ha una storia che risale all'antichità. Pare che i Cinesi utilizzassero carri a due ruote addirittura nel 9500 a.C. e i Sumeri oltre 8000 anni fa. In Egitto se ne trova traccia intorno al 4000 a.C. "all'epoca di quel re degli Egizi che, nel corso di una spedizione armata verso il Mar Nero, condusse al seguito delle truppe certi piccoli carri a due ruote trainati da quadrupedi"

Nel 1490 il primo abbozzo di biciletta è stato scoperto dal Prof. Augusto Marinoni verso la metà degli anni '60, durante i lavori di restauro del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci.
Il disegno, che secondo lo stesso Marinoni risale al 1490 circa, non è sicuramente di Leonardo, ma più probabilmente di uno dei suoi allievi
.

Nel 1791,mentre l'Europa è travolta dalla Rivoluzione Francese, un nobile un po' eccentrico, il giovane Conte Mede de Sivrac, trovava il tempo di progettare e costruire una macchina elementare che battezzerà velocifero, o celerifero. Si trattava di una struttura rigida in legno, composta di assicelle che collegano due ruote, anch'esse in legno, libere di ruotare attorno a due perni. Montando a cavalcioni del velocifero, si imprimeva il movimento con la spinta dei piedi a terra. Venne presentato ai giardini di Palais Royal e divenne ben presto un lussuoso giocattolo per adulti, dando vita a forme fantasiose e bizzarre che ricordavano il corpo del cavallo, del serpente o del leone
.

Nel 1816,un ufficiale dell'esercito prussiano, il barone Karl Christian Ludwig Drais von Sauerbrohn, presenta un celerifero che ha la possibilità di sterzare manovrando sulla ruota anteriore, indipendente dalla struttura portante. La nuova macchina verrà battezzata "draisienne", italianizzata in "draisina". Drais brevettò l'invenzione tramite il suo rappresentante francese, Monsieur Dineux, che installò a Parigi un'officina e una scuola per imparare a usare il nuovo mezzo.

Nel 1830Dreuse, un ufficiale di posta della Germania, convince l'amministrazione delle poste ad adottare un triciclo di sua invenzione per la distribuzione della corrispondenza. L'esperimento però venne ben presto abbandonato perché le abbondanti nevicate avevano reso impraticabili le strade.

nel 1861,il giovane Ernest Michaux, che lavora nell'officina meccanica del padre, monta su una draisina i primi pedali, fissandoli al perno della ruota anteriore. Visto il successo, l'officina lavora dapprima a modificare le draisine in circolazione e poi a produrne di proprie, aumentando le dimensioni della ruota anteriore in modo da coprire una distanza maggiore a ogni giro di pedali. L'impresa dei Michaux fallì con un tracollo economico, ma rimane uno dei primi tentativi di produzione su larga scala. Da questo momento, per circa un ventennio, il termine più diffuso in tutta in Europa per designare il nuovo mezzo sarà "bicycle" o "biciclo"


Nel 1865-67,compaiono le prime gomme piene, applicate ai cerchioni delle ruote in legno, e i primi telai in tubi di ferro.

Nel 1869,si diffondono le prime manifestazioni sportive in molte città europee e americane; il 6 marzo si tiene a Londra il primo raduno internazionale.
Famoso a Parigi il "Velodrome Buffalo", diretto da Tristan Bernard, dove si recava spesso Toulouse-Lautrec che ci lasciò una serie di immagini di quelle manifestazioni, oltre ai manifesti pubblicitari che realizzò per le prime case costruttrici di bicicli.

Nel 1870-80,vengono fatti diversi esperimenti per consentire la trasmissione del moto tramite un sistema di cinghie elastiche e ingranaggi. Nel 1868 l'orologiaio parigino A. Guilmet fece costruire dal meccanico E. Meyer un velocipede con trasmissione a catena sulla ruota posteriore, ma la sua invenzione non ebbe fortuna. Otto anni dopo, Meyer la ripresentò come sua, applicandola anche ai tricicli. Nel frattempo lavoravano alla stessa idea i francesi Vincent e Sargent, l'americano Shergold e l'inglese Lawson. Prima della fine del secolo il problema della trasmissione del moto è risolto in modo definitivo: i pedali vengono collegti a una ruota dentata che, mediante catena snodabile, trasmette il movimento al pignone della ruota posteriore. Per coprire una distanza maggiore con un giro di pedali non è più necessario che la ruota anteriore sia gigantesca, e così la bicicletta torna alla forma originaria, con le due ruote di uguale misura, che conserva ancora oggi.

Nel 1873,in Italia viene distribuito ai reggimenti di fanteria il primo velocipede, con ruote basse e quasi uguali, interamente in legno. Inizialmente la bicicletta a uso militare venne usata solo per il servizio di corrispondenza.

Nel 1885,l'americano Goodyear scopre casualmente il processo di vulcanizzazione della gomma, osservando un miscuglio di lattice e zolfo caduto su una stufa. Il lattice di gomma fino a quel momento usato per lo più nella produzione di sovrascarpe e impermeabili, acquista così in durata e resistenza e può essere impiegato in nuovi settori: apparati medici e per ospedali, creazione di pneumatici per veicoli.

Nel 1887,l'esercito inglese, nel corso delle grandi manovre fra Easter, Canterbourgh e Dover, fa i primi esperimenti su vasta scala di impiegare corpi di velocipedisti volontari.

Nel 1888,lo scozzese G.J. Boyd Dunlop monta sul triciclo del figlio il primo pneumatico a camera d'aria. La produzione si diffonde ben presto in tutta Europa.

Nel 1889,l'irlandese W. Hume, proprietario di una fabbrica di velocipedi, presenta all'Esposizione internazionale la "Bicyclette Humatic", la prima a montare gomme pneumatiche. Da quel momento tutte le principali case produttrici che ottennero l'esclusiva di cerchiare le ruote con i pneumatici Dunlop adottarono il nome di bicicletto, o bicicletta.

Nel 1894,viene fondato il Touring Club Ciclistico Italiano, con l'intento di diffondere il cicloturismo in tutta Italia. Dai 774 soci iniziali, arriverà ad averne oltre mezzo milione nel 1940.

Nel 1898,nascono le prime milizie ciclistiche. In Italia, nel 1900 esistevano già quattro compagnie di bersaglieri ciclisti e nel 1909 la Bianchi ricevette una commissione per fornire le prima biciclette pieghevoli ai reparti ciclisti dell'Esercito Italiano.

E nel 1903,prendono il via la prima grande gara ciclistica su strada, il Tour de France e, in Italia, la Milano-Torino. Seguono il Giro di Lombardia, quello del Piemonte, la Milano-Sanremo e, nel 1909, il primo Giro d'Italia, organizzato dalla Gazzetta dello Sport.


Onlyford

Cerniera lampo

Il primo meccanismo che in qualche modo può essere indicato come l'antenato della cerniera fu inventato nel 1851 da Elias Howe (1819–1867), lo stesso inventore della macchina per cucire, che brevettò una "chiusura automatica continua per abiti", composta da una serie di ganci uniti da un cordoncino che scorreva su denti metallici. Tuttavia Howe non pensò di commercializzare la sua invenzione.

Il primo miglioramento fu portato dall'ingegnere americano di Chicago Whitcomb Judson (1812-1909) che il 29 agosto 1893 depositò il brevetto di una "chiusura di sicurezza separabile" (clasp cocker), che aveva come obiettivo quello di sostituire le stringhe di scarpe e stivali, un dispositivo simile al brevetto del 1851 di Howe costituito da una fila di uncini che si inseriscono in altrettanti occhielli posti in un'altra fila opposta, ganci che potevano essere chiusi o aperti sia manualmente che mediante un attrezzo scorrevole. Per la produzione e la commercializzazione di questo prodotto Judson fondò insieme con l'uomo d'affari Lewis Walker la Universal Fastener Company. Con quel marchio presentò la chiusura, sempre nel 1893, alla Esposizione Mondiale di Chicago. Ma il clasp cocker, a causa dell'inaffidabilità del meccanismo, non ebbe il successo sperato.

Dieci anni dopo, nel 1904, al sistema migliorato venne dato il nome di "C Curity", che in lingua inglese si legge allo stesso modo di security (cioè sicurezza). Questo dispositivo aveva anche il vantaggio di essere costruito non più a mano, ma con una macchina che lo stesso Judson aveva brevettato nel 1902. Nel frattempo la cosa stuzzicò l'interesse anche di altri inventori. Così nel 1911 comparve un brevetto svizzero che assomigliava già all'attuale chiusura lampo perché non aveva ganci.
Il sistema sarà poi perfezionato dallo svedese Gideon Sundback (1880-1954), un ingegnere nato in Svezia ma trasferitosi in Canada. Assistente tecnico elettrotecnico, fu assunto nel 1906 alla Universal Fastener Company. Le buone capacità nel disegno e il matrimonio con Elvira Aronson, figlia del responsabile progetti, condussero Sundback fino alla posizione di progettista capo alla Universal con il compito di migliorare "il fermo lungi dall'essere perfetto" di Judson. Quando la moglie di Sundback morì nel 1911, il marito, addolorato, si dedicò totalmente ai suoi disegni e prima del dicembre 1913, aveva progettato la chiusura lampo moderna. Gideon Sundback aumentò il numero di elementi di legatura da quattro per pollice a dieci o undici, ed ebbe l'idea di fissare la cerniera su due nastri di stoffa per semplificarne l'installazione, aumentando l'apertura per i denti guidati del cursore unico. Il brevetto per "il fermo separabile" fu registrato nel 1917. In quello stesso anno un sarto di New York utilizzò il nuovo congegno per una cintura con tasche data in dotazione ai marinai americani. In quell'anno vennero vendute 24 mila chiusure lampo. È proprio a Sundback che gli storici attribuiscono l'invenzione della cerniera. All'inizio venne utilizzata solo per chiudere le piccole taschine poste sulle cinture e le tabacchiere, ma durante la prima guerra mondiale l'esercito americano utilizzò le cerniere di Sundback per chiudere le tasche delle uniformi dei militari. Ma ci vollero venti anni per convincere l'industria di moda a promuovere seriamente la cerniera lampo sugli indumenti.

Il nome popolare "zip" apparve nel 1923 quando la BFGoodrich Company iniziò a produrre delle galosce di gomma con la cerniera di Gideon alle quali venne dato il nome Zipper Boot. Il successo fu tale che, nel 1934, la ditta produttrice Faestener arrivò a vendere 60 milioni di pezzi.

L'industria dell'abbigliamento e della moda si avvicinò alla cerniera lampo solo nei primi anni '30, quando una campagna di vendite promosse le cerniere lampo nei vestiti per bambini, facendo leva sull'indipendenza nel vestirsi da sé che i giovani avrebbero avuto grazie alle zip. Fu proprio in quel periodo che la stilista italiana Elsa Schiaparelli utilizzò per prima la cerniera lampo senza nasconderla nel tessuto. L'adozione definitiva si ebbe nel 1937 grazie ad alcuni stilisti francesi che introdussero la lampo nei pantaloni per uomini. Nel 1937 la rivista di moda Esquire descrisse la cerniera lampo come "innovativa idea sartoriale" e tra i numerosi vantaggi vi trovò quello di "evitare la possibilità di involontari e imbarazzanti errori e disordini" nell'abbigliamento maschile. Il 1º gennaio 1934 fu fondata da Tadao Yoshida in Giappone la YKK (Yoshida Kogyo Kabushikikaisha), ancora oggi la più grande azienda di cerniere lampo. La YKK con 36.000 dipendenti che lavorano in 257 impianti produttivi e uffici in 66 Nazioni nel mondo, produce 2 milioni di chilometri di cerniere lampo ogni anno. Da allora la storia della chiusura lampo è ricca di innovazioni e anche di radicali cambiamenti e a partire dal secondo dopoguerra il metallo viene sostituito da materiali sintetici. Una rivoluzione che ha investito soprattutto le macchine che costruiscono le chiusure lampo. Intanto nuove e insospettabili applicazioni si stanno delineando. Esse riguardano chiusure per oggetti sia molto piccoli che molto grandi e, addirittura, la chirurgia. In questo ultimo campo si è alla ricerca di una chiusura lampo a tenuta d'aria, di materiale chimicamente inerte, capace di sostituire i punti in quelle incisioni che è necessario aprire più volte per accedere a una protesi. Una spinta ulteriore per la cerniera lampo è venuta con la possibilità di apertura su entrambe le estremità, come accade per i rivestimenti, per le merci e per i bagagli.

27 Rosso




                                           

                                                       Velcro



Velcro è il nome di una azienda che produce un metodo di chiusura inventato da Georges de Mestral agli inizi degli anni 1950. Il relativo brevetto risale al 1955.

L'idea gli venne di ritorno da un passeggiata in campagna. Arrivato a casa si accorse di avere dei minuscoli fiori rossi (fiori di bardana) attaccati alla giacca. Colto dalla curiosità, li analizzò al microscopio e scoprì che erano fiori che sul calice avevano degli uncini, il quale permettevano la loro diffusione incastrandosi ovunque, anche nelle anse formate dai peli del tessuto della giacca.

La parola "Velcro" è un nome commerciale ed è un acronimo che deve la sua origine alle iniziali di VELours (velluto) e CROchet (gancio).

Il velcro, prodotto in nylon, è costituito da due parti differenti:
una striscia di tessuto peloso, chiamata asola (loop) simile ad un velluto non tagliato o ad una spugna, con un fondo rigido da cui spuntano gli anelli del pelo.
una striscia di tessuto con uncini, chiamata uncino (hook) dal fondo rigido spuntano dei piccoli uncini flessibili in materiale duro.

Le due strisce vengono cucite o incollate sui due lati da chiudere e quando vengono messe a contatto la parte con uncini si aggancia saldamente alla parte pelosa; per riaprire bisogna applicare una certa forza per staccarle una dall'altra. Quando la parte a uncini si sporca, raccogliendo pelucchi e fibre, il velcro perde aderenza e bisogna rimuovere i pelucchi perché torni alle capacità adesive iniziali.

Le caratteristiche del velcro, fanno si che possa aprirsi facilmente ma, al tempo stesso, rimanere ben chiuso quando è necessario.

Un quadrato di 12 cm di lato può resistere a 1 tonnellata di peso.

E da tenere presente che la durata dell'aggangiamento con buona capacità di tenuta tra le due componenti è limitata ad un numero variabile di applicazioni, di norma 200-300 , più si utilizza e più decresce la forza del legame tra le due parti.

A causa delle sue caratteristiche di resistenza e di facile e rapida apertura/chiusura, il velcro è molto spesso utilizzo per confezionare chiusure a strappo. Le chiusure a strappo (o velcro) sono molto comuni nell'industria tessile e delle confezioni, sostituendo bottoni o cerniere lampo.

La resistenza della chiusura a strappo la vede applicata ampiamente nella costruzione di automobili, così come nell'industria elettronica come chiusura per custodie di computer o semplicemente per valigie e zaini. Viene utilizzato per la chiusura di abbigliamento, scarpe, borse, zanzariere e articoli sportivi. Si trova in commercio oltre che a strisce anche sagomato e con diversi colori. Il velcro viene usato nella confezione di tendaggi e moquette ed è parte integrante di certi bendaggi ortopedici.

Grazie a questa caratteristica, i tecnici aerospaziali della NASA, hanno pensato di equipaggiare gli astronauti di questa invenzione nei loro viaggi, nei quali serve per tenere temporaneamente in una posizione fissa tutti gli oggetti dell'abitacolo.

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forbici

I primi esempi di cesoie risalgono all'Egitto tolemaico: ne è stato ritrovato un paio in bronzo risalente al 300 a.C., mentre le prime cesoie a perno rinvenute risalgono all'epoca romana e sono datate attorno al 100 d.C. Dobbiamo a Isidoro di Siviglia, nel V secolo d.C., la prima descrizione dettagliata di vere e proprie forbici, utilizzate da sarti e barbieri.

Non ci furono grandi innovazioni nella produzione fino al 1761, quando Robert Hincliffe (che fondò la prima manifattura di forbici) produsse il primo paio di forbici realizzate con acciaio fuso, temprato e lucidato. Hincliffe dovette risolvere una serie di problemi tecnici, prima fra tutte la realizzazione dei buchi dell'impugnatura.

Due importanti centri tradizionali di produzione di forbici in Italia sono Premana e Canzo.
[modifica] Meccanica e realizzazione delle forbici

Le forbici sono basate su di una leva doppia di primo genere, il cui fulcro risiede nel perno centrale. Per aumentare il vantaggio meccanico, riducendo lo sforzo necessario, è pertanto necessario posizionare il materiale da tagliare il più vicino possibile al perno stesso. In alcuni modelli speciali di forbici (per esempio in quelle destinate al taglio della lamiera metallica), il vantaggio viene aumentato mediante l'utilizzo di una impugnatura molto lunga, che aumenta la lunghezza del braccio-potenza.

Le lame delle forbici vengono realizzate leggermente ricurve, allo scopo di migliorare il taglio. Questa particolare conformazione rende complicata la molatura, in quanto la mola deve seguire un profilo costantemente diverso. Oggi l'affilatura viene eseguita mediante l'utilizzo di macchine automatiche.

Nell'antichità le forbici erano basate su una leva del terzo genere, con una forma analoga ancora oggi usata nelle forbici da tosatura (si veda l'illustrazione), costituite da due lame unite da un ferro ad U, nella cui estremità è posto il fulcro. Il tagliacarte forma, insieme all'avambraccio dell'utilizzatore, una leva di terzo genere, con il fulcro nel gomito e la potenza nel muscolo; il sistema costituito da avambraccio e tagliacarte è in questo senso equivalente a ciascuna delle due parti delle forbici da tosatura. Anche in questi casi, il vantaggio meccanico si riduce spostando il punto di taglio verso l'esterno.

La forma delle forbici non è cambiata molto nell'ultimo secolo. Le principali innovazioni sono state l'utilizzo di plastica invece dell'ottone, la forma piatta delle lame e talvolta l'utilizzo di un rivetto in sostituzione della vite come perno.

[modifica] Forbici per mancini
Forbici per mancini (a sinistra) e per destrimani (a destra).

L'utilizzo delle forbici costituisce un problema per le persone mancine in quanto l'intero strumento non è simmetrico; anche nel caso l'impugnatura lo fosse, ciò non accade per le lame. Girando lo strumento di 180 gradi, la lama inferiore (che diventa quella superiore) oscura alla vista la linea di taglio. Se invece non lo si girasse, le lame taglierebbero all'esterno della forbice invece che all'interno: così facendo, gli spostamenti laterali delle dita durante il taglio tenderebbero ad allontanare le lame invece che facilitare il taglio (come accade quando le lame sono poste all'interno).

Per ovviare a questi inconvenienti, sono da tempo in commercio forbici per mancini, che presentano le lame invertite. Per lo stesso motivo, nelle forbici tagliaunghie si cerca di massimizzare la simmetria delle lame

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#51
Spazzolino da denti

Una varietà di strumenti per l'igiene orale sono stati utilizzati fin dalla prima storia documentata. Questo è stato verificato da vari scavi fatto in tutto il mondo, tramite cui sono stati recuperati bastoni da masticare, ramoscelli d'albero, piume di uccelli, ossa di animali e aculei di porcospino. Il primo spazzolino registrato della storia è stato nel 3000 a.C., esso era un bastone da masticare, costituito da un ramoscello con un finale sfilacciato.

Molti popoli hanno utilizzato varie forme di spazzolini da denti attraverso i secoli. Dei documenti attestano che le popolazioni indiane utilizzarono i rametti di Azadirachta indica e dell'albero di banana per creare spazzolini da denti ed altri prodotti per l'igiene orale per millenni. La punta del ramoscello di Azadirachta indica veniva masticata fino a quando non diventava morbida e flessibile, e veniva quindi utilizzata per lavarsi i denti. Nel mondo musulmano, masticare ramoscelli d'albero, o le radici ed i ramoscelli dell'albero Salvadora persica, che hanno proprietà antisettiche, era pratica comune. L'utilizzo dei ramoscelli d'albero risale almeno al tempo del profeta Maometto, dove è documentato il suo uso. Lo sfregamento di bicarbonato di sodio o gesso contro i denti è stata una pratica comune nella storia. I primi utilizzavano una pannocchia di mais e sale per lavarsi i denti.

Il maestro giapponese di Zen Dogen Kigen registrò sul Shōbōgenzō di aver visto alcuni monaci pulire i denti con uno spazzolino quando era stato in Cina nel 1223. Tali spazzolini erano costituiti da un pennello con peli di coda di cavallo attaccati ad un bastoncino in osso di bue.

La prima identificazione scritta in inglese dell'uso dello spazzolino è sull'autobiografia di Anthony Wood nel 1690, dove in una frase di comprare uno spazzolino da denti usato da un uomo di nome J. Barret[1].

A William Addis d'Inghilterra è attribuita la creazione del primo spazzolino prodotto in serie, nel 1780[2][3]. Nel 1770 egli era stato messo in carcere per aver causato una rivolta. Mentre era in prigione, decise che il metodo per lavarsi i denti nel tempo - strofinando uno straccio su i denti con la fuliggine ed il sale - avrebbe potuto essere migliorata. Quindi prese un piccolo osso di animale, con dei fori in esso, ottenne alcune setole da una guardia, legate in ciuffi, e passò le setole attraverso i fori nell'osso incollandole. Ben presto divenne molto ricco. Morì nel 1808 e lasciò l'attività a suo figlio maggiore, Guglielmo II.
Viene insegnato ad un bambino come utilizzare uno spazzolino da denti.

Il primo brevetto per uno spazzolino da denti fu di H.N. Wadsworth nel 1857 (brevetto americano n°18.653) negli Stati Uniti, ma la produzione di massa del prodotto in America è cominciata solo nel 1885. Il design, piuttosto avanzato, aveva un manico in osso con dei fori in cui erano inseriti peli di cinghiale siberiano come setole. I peli di cinghiale non furono un materiale ideale: trattenevano i batteri se non asciugati bene, e spesso le setole cadevano dal pennello. Non è successo fino alla seconda guerra mondiale, tuttavia, che il concetto di pulizia dei denti prendesse veramente piede negli Stati Uniti; in parte perché il servizio di pulizia giornaliero dei soldati americani comprendeva la pulizia dei denti. E questa fu una pratica che mantennero nella loro vita dopo la conclusione della guerra.

Setole naturali (costituite da peli di animali) furono sostituite da fibre sintetiche, di solito in nylon, da DuPont nel 1938. Il primo spazzolino a setole di nylon, realizzato con fili di nylon, fu messo in vendita il 24 febbraio 1938. Il primo spazzolino elettrico, il Broxodent, fu introdotto dalla società Bristol-Myers (ora Bristol-Myers Squibb) al centenario dell' American Dental Association nel 1959. Nel gennaio 2003, lo spazzolino da denti fu scelto come "l'ivenzione americana numero uno per la quale non non era possibile vivere senza, battendo l'automobile, il computer, il telefono cellulare, ed il forno a microonde", secondo la Lemelson-MIT Invention Index.

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La Pasta

Il vocabolo pasta viene dal termine păsta, dal greco πάστα con significato di 'farina con salsa' che deriva dal verbo pássein cioè 'impastare'. Si attesta a partire dal 1310 anche se a cercare le origini della pasta, chiamata con altri nomi, si può tornare indietro fin quasi all'età neolitica (circa 8000 a.C.) quando l'uomo cominciò la coltivazione dei cereali che ben presto imparò a macinare, impastare con acqua e cuocere o seccare al sole per poterli conservare a lungo. La pasta è infatti un cibo universale di cui si trovano tracce storiche in tutto il continente euroasiatico. Acquisisce una posizione particolarmente importante in Italia e in Cina dove si sviluppano due prestigiosi filoni di tradizione gastronomica che si completano a vicenda ma di cui rimane difficile stabilire i rapporti proprio per la complessità dei percorsi intermedi.
   
Chi mai fosse tra i ghiottoni
L'inventor dei maccheroni
Vi son dispute infinite
Né decisa è ancor la lite

   
( G. Columbro, Le muse familiari, in «Molini d'Italia», n. 4, 1984)

La testimonianza più antica, databile intorno ai 4000 anni fa, è data da un piatto di spaghetti di miglio rinvenuti nel nord-ovest della Cina presso Lajia sotto tre metri di sedimenti.L'invenzione cinese viene tuttavia considerata indipendente da quella occidentale perché all'epoca i cinesi non conoscevano il frumento caratteristico delle produzioni europee e arabe.
In verità possiamo trovare tracce di paste alimentari già tra gli Etruschi, Arabi, Greci e Romani.

Chiara la testimonianza per gli Etruschi fatta a Cerveteri dalla tomba della Grotta Bella, risalente al IV secolo a.C., dove alcuni rilievi sono a raffigurare degli strumenti ancora oggi in uso per la produzione casalinga della pasta come spianatoia, matterello e rotella per tagliare.

Per il mondo greco e quello latino numerose sono le citazioni fra gli autori classici, fra cui Aristofane e Orazio,che usano i termini làganon (greco) e laganum (latino) per indicare un impasto di acqua e farina, tirato e tagliato a strisce. Queste lagane, ancora oggi in uso nel sud d'Italia (da cui anche laina), considerate inizialmente cibo dei poveri, acquisiscono tanta dignità da entrare nel quarto libro del De re coquinaria del leggendario ghiottone Apicio. Egli ne descrive minuziosamente i condimenti tralasciando le istruzioni per la loro preparazione, facendo supporre che fosse ampiamente conosciuta.

Per gli Arabi, Ziryab, musicista, ma anche appassionato gastronomo del IX secolo d.C., descrive impasti di acqua e farina assimilabili alle paste.Ne Il diletto per chi desidera girare il mondo o Libro di Ruggero pubblicato nel 1154, Al-Idrisi, geografo di Ruggero II di Sicilia, descrive Trabia, un paese a 30 km da Palermo, come una zona con molti mulini, dove si fabbricava una pasta a forma di fili chiamata itrya (dall'arabo itryah che significa "focaccia tagliata a strisce"), che veniva spedita con navi in abbondanti quantità per tutta l'area del Mediterraneo sia musulmano sia cristiano dando origine ad un commercio molto attivo. Questa è la prima testimonianza scritta sulla pasta che poi entrerà nella storia.

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Spazzolino da denti

Una varietà di strumenti per l'igiene orale sono stati utilizzati fin dalla prima storia documentata. Questo è stato verificato da vari scavi fatto in tutto il mondo, tramite cui sono stati recuperati bastoni da masticare, ramoscelli d'albero, piume di uccelli, ossa di animali e aculei di porcospino. Il primo spazzolino registrato della storia è stato nel 3000 a.C., esso era un bastone da masticare, costituito da un ramoscello con un finale sfilacciato.

Molti popoli hanno utilizzato varie forme di spazzolini da denti attraverso i secoli. Dei documenti attestano che le popolazioni indiane utilizzarono i rametti di Azadirachta indica e dell'albero di banana per creare spazzolini da denti ed altri prodotti per l'igiene orale per millenni. La punta del ramoscello di Azadirachta indica veniva masticata fino a quando non diventava morbida e flessibile, e veniva quindi utilizzata per lavarsi i denti. Nel mondo musulmano, masticare ramoscelli d'albero, o le radici ed i ramoscelli dell'albero Salvadora persica, che hanno proprietà antisettiche, era pratica comune. L'utilizzo dei ramoscelli d'albero risale almeno al tempo del profeta Maometto, dove è documentato il suo uso. Lo sfregamento di bicarbonato di sodio o gesso contro i denti è stata una pratica comune nella storia. I primi utilizzavano una pannocchia di mais e sale per lavarsi i denti.

Il maestro giapponese di Zen Dogen Kigen registrò sul Shōbōgenzō di aver visto alcuni monaci pulire i denti con uno spazzolino quando era stato in Cina nel 1223. Tali spazzolini erano costituiti da un pennello con peli di coda di cavallo attaccati ad un bastoncino in osso di bue.

La prima identificazione scritta in inglese dell'uso dello spazzolino è sull'autobiografia di Anthony Wood nel 1690, dove in una frase di comprare uno spazzolino da denti usato da un uomo di nome J. Barren.

A William Addis d'Inghilterra è attribuita la creazione del primo spazzolino prodotto in serie, nel 1780.Nel 1770 egli era stato messo in carcere per aver causato una rivolta. Mentre era in prigione, decise che il metodo per lavarsi i denti nel tempo - strofinando uno straccio su i denti con la fuliggine ed il sale - avrebbe potuto essere migliorata. Quindi prese un piccolo osso di animale, con dei fori in esso, ottenne alcune setole da una guardia, legate in ciuffi, e passò le setole attraverso i fori nell'osso incollandole. Ben presto divenne molto ricco. Morì nel 1808 e lasciò l'attività a suo figlio maggiore, Guglielmo II.
Viene insegnato ad un bambino come utilizzare uno spazzolino da denti.

Il primo brevetto per uno spazzolino da denti fu di H.N. Wadsworth nel 1857 (brevetto americano n°18.653) negli Stati Uniti, ma la produzione di massa del prodotto in America è cominciata solo nel 1885. Il design, piuttosto avanzato, aveva un manico in osso con dei fori in cui erano inseriti peli di cinghiale siberiano come setole. I peli di cinghiale non furono un materiale ideale: trattenevano i batteri se non asciugati bene, e spesso le setole cadevano dal pennello. Non è successo fino alla seconda guerra mondiale, tuttavia, che il concetto di pulizia dei denti prendesse veramente piede negli Stati Uniti; in parte perché il servizio di pulizia giornaliero dei soldati americani comprendeva la pulizia dei denti. E questa fu una pratica che mantennero nella loro vita dopo la conclusione della guerra.

Setole naturali (costituite da peli di animali) furono sostituite da fibre sintetiche, di solito in nylon, da DuPont nel 1938. Il primo spazzolino a setole di nylon, realizzato con fili di nylon, fu messo in vendita il 24 febbraio 1938. Il primo spazzolino elettrico, il Broxodent, fu introdotto dalla società Bristol-Myers (ora Bristol-Myers Squibb) al centenario dell' American Dental Association nel 1959. Nel gennaio 2003, lo spazzolino da denti fu scelto come "l'ivenzione americana numero uno per la quale non non era possibile vivere senza

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Il Fumetto

La storia di questo linguaggio, fenomeno del XX secolo ma con radici nel secolo precedente, può essere fatta risalire all'epoca delle caverne, quando cioè i primi esseri umani realizzarono i graffiti per raccontare le loro battute di caccia ed episodi di vita quotidiana. Quello che guarda caso (specie per la seconda situazione) fanno i comics, o strips che dir si voglia.

Il personaggio che diede il via all'industria del fumetto statunitense come fenomeno di massa fu Yellow Kid, il bimbo vestito di giallo su cui vestito venivano scritte le battute che diceva nato dalla fantasia di R.F. Outcault, tanto che tale personaggio dà nome a un importante premio italiano del fumetto. Stando a ricerche successive, però, il primo fumetto moderno risalirebbe a molto prima, e precisamente ai personaggi di Max e Moritz creati dall'autore ginevrino Rodolphe Töpffer tra il 1827 e il 1833.

Tra i primi e più citati, oltre a Outcault, Winsor McCay, Lyonel Feininger. Da allora in poi, grazie ai quotidiani di racconti, lentamente, diventati il principale mezzo di diffusione di questo nuovo genere, il fumetto ha raggiunto una buona popolarità, pur restando, in alcuni paesi, un mercato di nicchia.

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Calcio

Il gioco del calcio sembra avere origini antichissime. Tracce di giochi simili sono rintracciabili in diversi luoghi ed epoche. Un antico gioco con la palla era praticato già in Giappone verso l'XI secolo a.C.. Nello stesso periodo in Cina era molto diffuso il Tsu-chu (letteralmente: palla di cuoio sospinta dal piede), che impiegava un pallone ripieno di piume e capelli femminili, bisognava infilare il pallone in un buco sostenuto da due canne di bambù, utilizzando unicamente i piedi. Un manuale militare risalente al periodo della dinastia di Han, includeva questa disciplina fra le esercitazioni di formazione fisica. Un manoscritto del 50 a.C., conservato a Monaco, attesta l'introduzione del tsu-chu in Giappone e la disputa d'incontri internazionali tra le squadre dei due Paesi.

Sempre in Giappone risulta si giocasse il Kemari più giovane di circa 500-600 anni rispetto a quello cinese e tuttora praticato. In uno spazio relativamente piccolo, i giocatori dovevano passarsi, senza che questo toccasse terra, un involucro di cuoio al cui interno era inserita una vescica di animale gonfiata.

Altre testimonianze arrivano dalla Grecia antica dove, intorno al IV secolo a.C., si affermò l'Episkyros mai però inserito tra le discipline olimpiche del tempo. Altri giochi che prevedevano l'uso della palla erano l'urania, la feninda, l'aporraxis.

A Roma questo gioco si trasformò nell'Harpastum che deriva il suo nome dal termine greco arpazo, con il significato di strappare con forza, afferrare. Si utilizzava una piccola palla e due squadre si affrontavano in un campo rettangolare delimitato da linee di contorno e da una linea centrale. Lo scopo era quello di riuscire a poggiare la palla sulla linea di fondo del campo avversario. Erano permessi i passaggi sia con le mani che con i piedi ed ogni giocatore ricopriva un ruolo ben preciso. Marziale descrisse due tipi di pallone usati a quei tempi: la pila paganica (adoperata specialmente dai contadini) fatta di cuoio e piena di piume e la follis, sempre di cuoio ma con camera d'aria costituita da una vescica. Il gioco continuò ad essere popolare per circa 700-800 anni e praticato principalmente dai legionari che, combattendo in tutta Europa, ne permisero la sua diffusione.

Nel Medioevo i giochi con il pallone furono soprattutto espressione dell'antagonismo tra villaggi o tra fazioni dello stesso villaggio: perse le regole dell'antichità, obbedivano da luogo a luogo a norme diverse. Verso la fine del 1200 arrivano notizie della presenza di un gioco con la palla, il Large-football dalle Isole Britanniche. Una cronaca londinese del 1175, narra i timori del popolo per la violenza con cui si giocava al pallone durante il carnevale. Un secolo dopo, per questa sua natura violenta, il gioco fu regolato o addirittura proibito. Il 13 aprile 1314 il Re Edoardo II proibisce la pratica del gioco a Londra e nei luoghi pubblici. Nel 1388, con un editto del Re Enrico V, il gioco fu messo definitivamente al bando. Proibito in Inghilterra, si era ormai diffuso nei territori vicini e soprattutto in Scozia e Francia.

In Francia, nello stesso periodo, si giocava esclusivamente con i piedi e in modo assai violento la Savate. Una lettera di grazia (1374), parla della Soule come di contesa col pallone da lungo tempo praticata tra villaggi.

Ma la città dove il gioco del calcio ebbe il massimo fulgore fu la Firenze medicea. Il vocabolario della Crusca, edito a Venezia nel XVIII secolo, dà del gioco del calcio questa definizione: È calcio anche nome di gioco, proprio e antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata con una palla a vento, somigliante alla sferomachia, passata dai Greci ai Latini e dai Latini a noi. Il calcio fiorentino, assai diffuso a quei tempi, dava luogo a incontri ufficiali nelle grandi ricorrenze tra i partiti dei verdi e dei bianchi, rispettivamente della riva sinistra e destra dell'Arno. Il campo di gioco era Piazza Santa Croce ed il partito che vinceva si appropriava delle insegne avversarie. Ogni partito era formato da 27 giocatori: 15, divisi in tre gruppi di 5, formavano la linea degli innanzi che aveva compiti di attacco; 5, chiamati sconciatori, formavano la seconda linea e avevano il compito d'intralciare le manovre avversarie; 4 componevano la terza linea ed erano i datori innanzi, rilanciavano cioè la palla verso gli innanzi; 3, infine, formavano l'estrema linea dei datori indietro, che impedivano agli innanzi avversari di raggiungere con la palla il fondo del campo e conquistare una caccia. Attualmente quell'antico gioco è ricordato a Firenze, ogni anno, con una fedele ricostruzione in costume. Nel XVII secolo un gioco simile al calcio fiorentino si praticava anche a Venezia e Bologna, dove però era stato proibito nel 1580.

Claudio M

Citazione di: macteo il 18 Maggio 2011, 08:35:22
Citazione di: Onlyford il 17 Maggio 2011, 23:17:29
chewing gum

NOVITà

E  Il chewing gum allarga i suoi orizzonti: è stato brevettato negli Usa quello al Viagra. Wringley, una delle più note marche di gomma americana, ha ottenuto la licenza del governo americano per realizzare una gomma a base di Viagra La gomma al Viagra  arriverà  sugli scaffali delle farmacie  nel 2011. Secondo Wringley, il chewing gum  offrirà  «un miglior dosaggio e metodo di assunzione» rispetto alla pillola di viagra.

L'azienda dove lavora mia moglie è proprietaria del marchio Wrigley (senza la G)... per chi fosse interessato si accettano prenotazioni :D :D :D

Conosco uno che me fa grande uso.

Fordista dal 1985.

🡱 🡳