E' iniziata la contro-industrializzazione gialla

Aperto da luckya, 11 Luglio 2013, 14:54:12

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luckya

Siamo alla fine di un'epoca, e questo lo sapete già.
Non è ancora chiara quale sarà la nuova epoca.
Io, nel mio piccolo, ho messo sul piatto tre competitor economici: USA, Cina e Russia. Tutti hanno una moneta propria, tutti hanno risorse, tutti hanno un potere politico forte.

Dove è l'Euro nella mia visione del futuro? ahahahahahahhaha bella battuta ;)

Riporto questo tassello per capire meglio il nostro futuro prossimo.
La Cina ha iniziato ad impiantare fabbriche in Europa.

E' la controriforma dell'industrializzazione da parte della Cina.

http://economia.panorama.it/tech-social/richard-yu-steve-jobs-smartphone

In rosso la parte da cui ho preso spunto per il post.

In occasione del suo primo grande lancio rivolto ai consumatori, Richard Yu, ceo della Huawei Consumer, si è presentato sul palco per annunciare l'uscita dello smartphone Ascend P6, il più sottile al mondo, e fare un'esplicita dichiarazione di intenti. In poche parole, la società si pone l'ambizioso obiettivo di produrre lo smartphone migliore del mondo e di venderlo a un prezzo inferiore rispetto ai prodotti Apple o Samsung. Una sbruffonata? Secondo Charles Dunstone, ceo della Carphone Warehouse (catena di 1.700 negozi di elettronica), la Huawei è oggi una potenza con cui bisogna fare i conti. E aggiunge: «Penso che sarebbe difficile spodestare Samsung e Apple. Ma con prodotti come questi, e a questi prezzi, ritengo che la Huawei si stia ponendo degli obiettivi molto verosimili. Sono in tanti a sgomitare per entrare nei primi tre posti della classifica e sarà bene che prendano questi prodotti molto sul serio. Hanno un programma incredibile sostenuto da enormi sforzi di ricerca e sviluppo».

Da parte sua Yu sembra non temere nessuno: parla liberamente non solo del nuovo programma della Huawei, ma anche delle complesse vicende politiche che in alcuni momenti hanno minacciato di travolgere la società. Non potrebbe esserci dimostrazione più tangibile del fatto che la riservata Huawei sta cercando, seppur lentamente, di uscire allo scoperto. «Noi vogliamo offrire lo smartphone migliore, più bello e più sottile di tutti» sintetizza Yu. E attacca la Samsung, il maggior produttore di smartphone a livello mondiale, che secondo lui ha costruito il proprio successo sull'esagerazione e su investimenti pubblicitari stratosferici. «Nella fascia alta, se hai un sacco di soldi da spendere nel marketing e nel branding, come fa la Samsung, tutti acquisteranno i tuoi prodotti» afferma. «Noi non disponiamo di tutto quel denaro da investire, quindi dobbiamo realizzare prodotti migliori».

In realtà, a dettare la linea per ciò che è «cool» è stata la Apple, e l'appeal del prodotto è proprio il fattore di cui Huawei ha disperatamente bisogno, se vuole entrare seriamente nella competizione. Mai a corto di ambizione, Yu ritiene di avere anche la Apple nel suo mirino. «Nell'ultimo aggiornamento, la Apple ha reso il suo telefono estremamente semplice da utilizzare» riconosce «ma se noi ci limitiamo a imparare da loro non riusciremo a raggiungerli, anche se attualmente stanno perdendo terreno. E noi vogliamo superarli».

Superare la Apple, d'altronde, è un concetto che fa parte della filosofia alla base del software che la Huawei utilizza per il nuovo telefono: una versione semplificata di Android che offre anche interfacce altamente personalizzabili, inclusa la possibilità di passare da un home screen a un altro schermo in modo dinamico. «Abbiamo un buon rapporto con Google» sottolinea Yu. «Vogliamo che Android sia più user-friendly, quindi abbiamo introdotto parecchi miglioramenti. Google va bene per un tecnico, però non è adatto ai consumatori, è un po' troppo complicato». Inoltre la Huawei si propone di raggiungere nuovi mercati: «Vogliamo introdurre una grande quantità di elementi personalizzati; le donne amano molto queste cose, quindi lo stiamo rendendo più adatto a loro».

E in effetti l'approccio che la Huawei ha adottato in Cina è stato quello di proporre telefoni su misura per ogni mercato. Ingenti investimenti nella ricerca e sviluppo si traducono nella possibilità di offrire un telefono, un tablet o un phablet intermedio a diversi prezzi e con una varietà di formati.

Il nuovo P6 rappresenta effettivamente un salto di livello nella qualità del suo design e il chiaro intento della Huawei di intraprendere un nuovo approccio. Fino a neppure due anni fa l'azienda cinese non aveva mai prodotto un telefono con il proprio marchio, mentre il P6, che vuole competere con Apple, Samsung e altri, ha già ottenuto 2 milioni di preordini sul mercato cinese. Forse avvantaggiata dal fatto che in Cina la Apple è penalizzata dal non avere un telefono con schermo grande. «I telefoni con lo schermo grande vanno molto in Cina» afferma Yu. «I consumatori asiatici
preferiscono i telefoni grandi. Un uomo non può infilarsi in tasca un iPad Mini».

La battaglia sui prodotti non è l'unico obiettivo dell'azienda cinese. La Huawei è impegnata anche in una battaglia di natura politica: in diversi paesi del mondo ha dovuto affrontare clamorose accuse, secondo le quali le sue attività nel settore delle telecomunicazioni potrebbero essere un canale per lo spionaggio cinese. La società sottolinea che si limita a vendere apparecchiature per le telecomunicazioni ad aziende che le utilizzano. E in ogni caso la Huawei è una società privata, non un'entità di proprietà statale. Sono argomentazioni che non sembrano fare molta presa: infatti sia gli Usa sia l'Australia hanno posto restrizioni alle attività della Huawei (nel Regno Unito, invece, tanto il ministro dell'Università David Willetts quanto il cancelliere George Osborne hanno fatto del loro meglio per accogliere l'azienda e i suoi significativi investimenti).

«Comunque i consumatori americani sono favorevoli al marchio Huawei» afferma Yu. «È solo un esponente del governo, un politico, che non ci vuole. Qualcuno, evidentemente, pensa che la sede legale della Huawei è in Cina, che la Cina è guidata da un partito comunista e che questo basti per ostacolarci. In realtà la Cina non è più uno stato socialista, ma un paese capitalista. La questione è che siamo una società cinese; se fossimo un'azienda britannica o tedesca, non avremmo problemi.

La Huawei è una «società globalizzata con sede legale in Cina» puntualizza Yu. Che, contrariamente ad alcune aziende occidentali, non esternalizza il lavoro ma, come avviene nel Regno Unito, dove ha appena aperto una nuova sede a Reading, recluta il personale di qualità che riesce a reperire in loco. «Il Regno Unito» spiega Yu «è un buon banco di prova per l'America e il resto del mondo. Assumiamo molto personale locale e diamo un importante contributo alla società. Insomma, ci comportiamo come un'azienda locale». E mentre le imprese cinesi vengono accusate, in particolare in Africa, di paracadutare sul posto i propri dipendenti senza che la comunità ne tragga benefici, almeno nel Regno Unito la Huawei tiene a sottolineare che si assume responsabilità sociali. Per conquistare i mercati occidentali la Huawei sta adottando un approccio intelligente. Si chiede: «Come posso fare per offrire alla gente un prodotto migliore a un prezzo migliore?» La catena Carphone Warehouse sta commercializzando un dispositivo Huawei che l'amministratore delegato Charles Dunstone definisce «il miglior smartphone di cui abbiate mai sentito parlare». E conclude: «C'è una storia dietro a tutto questo. E si può dimostrare ai consumatori che ottengono di più in cambio del loro denaro».

Evidentemente sir Charles ritiene che la storia stia iniziando a cambiare. Per dimostrarlo insinua: «Dieci anni fa, il numero uno era la Nokia. Pensate a come si fa in fretta a venire estromessi». Richard Yu è sicuramente d'accordo.
"...Perché non c'è niente che io detesti di più dell'odore di marcio delle bugie"
10 Febbraio


The Mediator
Between Head
And Hands Must
Be The Heart!

🡱 🡳