IO CI VEDO UN PARALLELISMO IMPRESSIONANTE

Aperto da Claudio M, 31 Agosto 2012, 19:10:12

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Claudio M

Dal Blog di Beppe Grillo (e chi altri darebbe una notizia simile?).


"Il 3 agosto, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del FMI con il suo ministro dell'economia e il ministro degli esteri ecuadoregno Patino, in rappresentanza di "Alba" (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America), l'unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. La Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al FMI con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. "Con questa tranche, l'Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del FMI che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fossero l'unica strada. Noi abbiamo seguito una strada opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi e siamo in grado di saldare l'ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del FMI e della Banca Mondiale sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora, lo sono ancor di più oggi. Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale.". Subito dopo la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO, coinvolgendo il FMI grazie ai file messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L'Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti."


SENZA LA BCE SI VIVE E SI VIVE BENE E PURE MEGLIO!!!

Fordista dal 1985.

oᄊム尺


Claudio M


Fordista dal 1985.

pacciu86

Che attributi, questi Argentini. Fiero di loro, e li invidio parecchio.

Claudio M

Citazione di: pacciu86 il 31 Agosto 2012, 19:55:30
Che attributi, questi Argentini. Fiero di loro, e li invidio parecchio.

Alla grande, e perche' non mandiamo aff@@@@lo la BCE anche noi?

Fordista dal 1985.

pacciu86

Citazione di: Aliseo il 31 Agosto 2012, 20:14:39
Alla grande, e perche' non mandiamo aff@@@@lo la BCE anche noi?
Perché il semplice cittadino in una "democrazia" come la nostra non vale più un c@zzo, e ci scommetto i capelli che non esista una persona "di rilievo" che abbia un minimo interesse nel fare quest'operazione. O forse il problema è che attualmente i nostri "governanti" siano stipendiati proprio dalla BCE...

Claudio M

Citazione di: pacciu86 il 31 Agosto 2012, 20:40:30
O forse il problema è che attualmente i nostri "governanti" siano stipendiati proprio dalla BCE...

Questo e' il vero motivo. Li vogliamo cambiare?

Fordista dal 1985.

pacciu86

È da 50 anni che si devono cambiare... Ma non è mai troppo tardi

marcovola

#8
Qui dicono un'altra cosa:

http://www.ilpost.it/2012/07/08/largentina-e-di-nuovo-vicina-al-default/
ops... mi ero dimenticato di Claudio:
Il Financial Times ha scritto che da venerdì scorso è entrato in vigore un provvedimento del governo argentino che vieta agli abitanti di convertire i loro pesos in dollari. Comprare dollari è uno dei pochi modi che hanno gli argentini per proteggersi dall'inflazione (oltre che per viaggiare all'estero, importare prodotti e fare molte altre cose). Si tratta dell'ultima di una serie di decisioni del governo (un mix di misure di protezionismo e politiche monetarie poco ortodosse) che hanno lasciato scettici economisti e analisti finanziari, e hanno fatto nascere il timore che l'Argentina sia nuovamente vicina a fare bancarotta.
L'Argentina si è già trovata nella situazione di non poter far fronte ai pagamenti degli interessi sul debito. È accaduto l'ultima volta negli ultimi giorni del 2001 (Piercamillo Falasca ha spiegato l'evento e le sue conseguenze su Epistemes.org). Da allora l'economia argentina è riuscita a crescere, anche se non ha mai raggiunto i livelli pre-default. Per la presidenta Cristina Kirchner l'obbiettivo del 2012 è di raggiungere una crescita del PIL pari al 4,5-7,5% (la stima mssima del Fondo monetario internazionale è del 4,2%). Per ottenere questo risultato, Kirchner ha aumentato la spesa pubblica, tanto che nel 2012, probabilmente, il bilancio si chiuderà con il primo deficit primario (cioè le spese dello stato supereranno le entrate, prima ancora che vengano conteggiate le spese per interessi sul debito) dopo anni.
(Che cos'è il default)
L'Argentina però, da quanto ha fatto bancarotta, non ha più accesso al mercato del debito mondiale: in altre parole nessuno si fida a prestarle soldi e il paese non emette titoli di stato. Così i soldi per finanziare la politica di spesa pubblica voluta da Kirchner sono arrivati dalla Banca Centrale, che a partire dal 2010 ha progressivamente perso indipendenza, fino a diventare oggi una succursale del governo. Dal 2010 ad oggi circa 16 miliardi di dollari sono passati dalla banca centrale al governo.
Nel contempo la Banca centrale continua a immettere moneta sul mercato. È una pratica normale, quando un'economia cresce, che la Banca centrale stampi moneta per "accompagnare" lo sviluppo economico. Ma la Banca centrale argentina sta stampando molta più moneta di quanto sia necessario. Nel 2011 M2 (uno dei diversi indicatori, chiamati aggregati monetari, usati in economia per misurare la quantità di moneta in circolazione) è aumentato del 29 per cento, una cifra estremamente alta per gli standard internazionali, e per il 2012 è previsto un altro aumento del 26 per cento.
L'immissione di così tanta moneta sul mercato ha un effetto quasi immediato: l'inflazione. Quando aumenta la quantità di denaro in circolo, ma non aumentano di pari passo i beni e i servizi prodotti, il denaro perde di valore. A parità di denaro, quindi, diventa più difficile comprare gli stessi beni che ci si poteva permettere qualche tempo prima. Secondo il governo argentino, l'inflazione procede in maniera normale, almeno per un paese in via di sviluppo. Secondo l'INDEC (cioè l'ISTAT argentina) l'inflazione è intorno al 9%. Secondo alcuni ricercatori indipendenti (multati e minacciati dal governo, scrive il Washington Post) l'inflazione è a più del 25%, un dato su cui sono concordi quasi tutti gli analisti. Il settimanale economico britannico Economist ha deciso di non utilizzare più i dati INDEC nei suoi articoli.
(L'Argentina trucca i dati dell'inflazione?)
Un'inflazione così alta spaventa gli argentini, che negli ultimi 30 anni hanno vissuto tre momenti di iper-inflazione (due volte negli anni '80 e poi nel 2002, in seguito al default). Il modo più facile per difendersi da una moneta che perde rapidamente valore è quello di acquistare un'altra moneta che invece resta stabile. Oppure si possono comprare proprietà denominate – ovvero che si pagano e si comprano abitualmente – in un'altra moneta che resta stabile. Questo è proprio quello che hanno cercato di fare gli argentini: hanno comprato dollari, li hanno messi in banca e hanno comprato immobili (case, ville, terreni) con prezzi denominati in dollari. Per acquistare dollari bisogna rivolgersi (direttamente, o più spesso tramite altre banche) alla banca centrale. Quella Argentina ha riserve in dollari per circa 50 miliardi.
Il problema è che anche buona parte del debito argentino è denominato in dollari. Sedici di quei 50 miliardi di dollari serviranno a ripagare gli interessi sul debito in dollari per i prossimi cinque anni. Cambiare la denominazione del debito da dollari a pesos equivale a fare default (ripagare un debito contratto, ad esempio in dollari, con una moneta che perde valore e che può essere stampata a piacimento, significa una perdita potenzialmente enorme per chi ha prestato i soldi, inizialmente, con una moneta stabile). Il governo argentino ha messo in pratica molte misure per impedire che i dollari della banca centrale escano da paese.
L'ultima misura è quella annunciata dal Financial Times: vietare ai cittadini argentini di prelevare in dollari. Ad esempio, oggi, per un cittadino argentino è impossibile prelevare dollari ad un bancomat, se si trova in viaggio per gli Stati Uniti. Altre misure hanno colpito gli importatori (come viene spiegato in un altro articolo del Financial Times). Chi vuole importare prodotti in Argentina (dai giocattoli cinesi ai computer Apple) deve ricevere un autorizzazione ministeriale e deve esportare merci argentine per un valore pari alle merci che ha importato. Così i rivenditori di auto devono vendere all'estero soia o noccioline per poter avere l'autorizzazione ad acquistare all'estero le automobili che vendono.
Con questo sistema, il governo argentino spera di mantenere in equilibrio la bilancia commerciale (la differenza tra le importazioni e le esportazioni) e così evitare che il peso si svaluti ancora nei confronti del dollaro. Anche l'arrivo di capitali esteri sotto forma di investimenti, che potrebbe migliorare la situazione argentina portando nel paese dollari o altre monete forti, oggi è praticamente impossibile, visto che il governo ha nazionalizzato poche settimane fa una grande compagnia petrolifera e sono pochi gli investitori disposti a rischiare di fare la stessa fine.
"C'è chi lo vide ridere
davanti al Parlamento
aspettando l'esplosione
che provasse il suo talento,
c'è chi lo vide piangere
un torrente di vocali
vedendo esplodere
un chiosco di giornali".


"Il bombarolo"
F. De Andre'

pacciu86

Punti di vista differenti per dire la stessa cosa... L'Argentina ha rifiutato di utilizzare il dollaro come moneta di riferimento per gli scambi, e ciò comporta vantaggi e svantaggi... E gli svantaggi principali riguardano l'ottusità dei mercati e dei suoi operatori, ormai totalmente venduti al dio $ $ $ ... Per i patriottici raggiungere e difendere una propria sovranità monetaria è un traguardo importante e motivo d'orgoglio, mentre agli squali che giocano con i risparmi dei cittadini interessa solo che abbiano il cul@ coperto sui loro movimenti finanziari. Ed è ovvio che un sistema "rivoluzionario" venga screditato in questo modo!

pacciu86

#10
Ora vi incollo un articolo che ho salvato tra i miei documenti, vi invito a leggerlo attentamente nonostante la lunghezza. Un altro esempio di come in America del Sud si reagisce alle prime avvisaglie della crisi. Immagino quanto ci invidino rigorMontis!

Il Venezuela è un esempio di sovranità nazionale, in tema di politica monetaria. Ha adeguato il valore della moneta alle proprie necessità: una moneta forte per le importazioni di prodotti di prima necessità, una moneta debole per le esportazioni.

Il bolívar, la moneta venezuelana, fino all'inizio di gennaio (2010) era cambiato con il dollaro ad un tasso fisso di 2,15 bolivares; ossia per comprare un dollaro erano necessari 2,15 bolivares. Da cinque anni il tasso di cambio bolívar-dollaro non veniva modificato. All'inizio di gennaio, il governo venezuelano ha introdotto un cambiamento radicale, dopo mesi di dibattito se fosse più conveniente un bolívar forte o un bolívar debole (e quindi svalutare) le autorità venezuelane sono arrivate, di fatto, alla conclusione che era meglio adottare entrambe le soluzioni.

Nel caso venezuelano è improprio parlare di svalutazione, ma è necessario parlare di adeguamento, perchè in concreto si è adeguato il valore della moneta nazionale alle differenti situazioni: una moneta forte per i prodotti importati ed una moneta debole per le esportazioni. Prima di analizzare il caso venezuelano, cerchiamo di spiegare quando conviene una moneta forte e quando conviene una moneta debole. Prendiamo come esempio (1 ) due monete e le rispettive aree di circolazione: il dollaro, la moneta degli Stati Uniti e l'Euro, che circola nei paesi europei che l'hanno adottato. Per semplificare la spiegazione, al fine di far comprendere più facilmente i concetti, poniamo che le due monete siano in rapporto di parità, ossia un dollaro equivale ad un euro. Poi poniamo, che nel trascorso di un anno, l'euro si rafforza, passando dall'iniziale parità ad un ipotetico rapporto di uno a due, ossia per un euro occorrono due dollari e viceversa per un dollaro è sufficiente mezzo euro.

1. I vantaggi e gli svantaggi di una moneta forte

Un cittadino europeo, che si recasse in Usa con in tasca gli euro avrebbe l'impressione che tutto fosse più económico del 50%, rispetto ad un ipotetico viaggio compiuto l'anno prima, quando vi era la parità. Anche i beni importati dagli Usa apparirebbero estremamente convenienti, perchè in pratica costerebbero la metà rispetto a quando vi era la parità. Dunque la moneta forte ha grossi vantaggi quando si importa o quando ci si reca all'estero. Ovviamente ci sono anche gli svantaggi. Una impresa europea che esporta i propri prodotti fuori dell'Europa avrebbe seri problemi con una moneta cosi forte: i suoi prodotti costerebbero il doppio e di conseguenza andrebbe probabilmente incontro ad una crisi. Chi acquistava quei prodotti, magari decide di non acquistarli perchè diventati troppo cari, essendo il prezzo raddoppiato. Per esempio un'auto europea del costo di 10.000 euro, che al momento della parità euro-dollaro valeva 10.000 dollari, un anno dopo pur continuando ipoteticamente a costare 10.000 euro, in dollari il prezzo diventerebbe 20.000; di conseguenza uno statunitense non sarebbe più tanto propenso ad acquistare tale un proveniente dall'Europa. Con un euro così forte, l'impresa europea esportatrice andrebbe incontro a dei problemi.

2. Gli svantaggi ed i vantaggi di una moneta debole

Analizzando l'altro lato, quello della moneta debole, ne risulterebbe un primo svantaggio nel momento in cui si importano i prodotti. Di fronte ad una svalutazione del 100%, come nel caso dell'esempio, un prodotto che prima costava un euro, quindi inizialmente un dollaro, dopo l'indebolimento (la svalutazione del 100%) costerebbe due dollari. Per coloro che invece esportano all'estero un indebolimento della moneta rappresenta un vantaggio. Ad esempio, il produttore di auto che esporta le proprie auto in Europa avrebbe grandi vantaggi. Se il prezzo dell'auto è ad esempio 10.000 dollari, al momento della parità con l'euro, quell'auto sarebbe costata 10.000 euro; dopo la svalutazione, quell'auto continua ipoteticamente a costare 10.000 dollari, ma quando l'auto arriva in Europa i 10.000 dollari equivalgono adesso a 5.000 euro. Aumenterebbe sicuramente la domanda di quell'auto. Risultato: per questa impresa esportatrice, la svalutazione, ossia la moneta debole, è un vantaggio.

3. Meglio una moneta forte o una moneta debole?

In conclusione: meglio una moneta forte o una moneta debole? Dipende dalla situazione del paese: un paese fortemente dipendente dall'estero, che quindi importa molto, preferisce una moneta forte; al contrario se un paese è orientato all'esportazione sicuramente preferisce una moneta debole.
La realtà, ovviamente è molto piu complessa. Basti pensare al caso italiano: un paese privo di materia prime, quindi è un forte importatore ed in questo caso sarebbe conveniente una moneta forte; ma, dall'altro lato l'Italia è (o forse sarebbe meglio dire era) un paese famoso nel mondo per il "made in Italy" che appunto esporta (o esportava) in tutto il mondo prodotti dell'alta moda e tecnología; inoltre, l'Italia è un paese dove il turismo ha una grossa importanza. Di conseuguenza essendo un paese che vive di turismo e che esporta molto, potrebbe essere più conveniente una moneta debole, per pter attirare vistatori stranieri ed aumentare le esportazioni.
Nel caso specifico dell'Italia le porte sono chiuse, in quanto ormai le decisioni non spettano più all'Italia, ma all'Europa. Ovviamente l'essere entrati in Europa ha comportato dei vantaggi, magari non per tutti. In ogni caso entrando in Europa ha rinunciato alla possibilità di decidere autonomamente se adottare, in base alle necessità, una moneta forte o debole.
A parte il caso italiano (o di un qualsiasi altro paese che ha adottato l'euro), altri paesi, come il Venezuela, hanno la possibilità di scegliere se adottare una moneta forte o debole.
Come abbiamo visto proprio per il caso italiano, invece di scegliere se adottare una moneta forte o debole, sarebbe molto più conveniente avere allo stesso tempo una moneta forte quando si importa e debole quando si esporta. E' possibile adottare una moneta forte ed allo stesso tempo una moneta debole? Il caso venezuelano ci dice che è possibile. Infatti, all'inizio di gennaio del 2010 il governo venezuelano ha adeguato il valore della sua moneta a seconda delle necessità.

4. La situazione venezuelana

Il Venezuela è un paese che si trova in una situazione particolare, la cui economia è strettamente connessa alle materia prime, in particolare al petrolio, di cui possiede la più grande riserva accertata del mondo: 314.000 milioni di barili estraibili, un terzo di tutte le riserve petrolifere esistenti al mondo, oltre ad un altro milione di milioni di barili, che al momento, con la tecnología umana esistente, non è possibile estrarre o non sarebbe conveniente, derivando un costo di estrazione enormemente superiore a qualsaisi prezzo di mercato del petrolio attualmente esistente.
In sostanza il Venezuela è un paese esportatore di materia prime; allo stesso tempo è un grande importatore di qualsiasi altro prodotto, in particolare dei prodotti alimentari e di tutti quei beni di prima necessità, legati alla salute ed alla medicina. L'opera del governo venezuelano in questi anni è stata finalizzata ad incrementare la produzione locale, soprattutto in campo alimentare, e pur riuscendo ad incrementarla, l'autosufficienza è ancora ben lontana e quindi continua ad essere un paese importatore.
Fino al 2008 aveva vissuto di grandi entrate economiche derivanti dall'esportazione del petrolio (oltre 3 milioni di barili al giorno), che come è noto aveva raggiunto prezzi altissimi, fino a 100/150 dollari al barile. Di conseguenza, con quelle entrate non aveva problema ad importare il resto dei prodotti.
Nell'ultimo trimestre del 2008, in seguito alla crisi economica mondiale, il prezzo del petrolio inizia a scendere, fino a toccare nel 2009 i 30 dollari. Se la Opec, di cui il Venezuela è uno dei principali paesi membri, non avesse deciso un drastico taglio alla produzione, il prezzo sarebbe continuato a scendere. Oggi, grazie a quella decisione di tagliare drásticamente la produzione, il prezzo si è stabilizzato attorno ai 70/80 dollari, che rappresenta pur sempre la metà del prezzo che aveva raggiunto a metà 2008. La caduta del prezzo del petrolio ed il forte taglio alla produzione (del 25%) necessario a stabilizzare il prezzo hanno determinato per il Venezuela grosse riduzioni in termini di entrate valutarie.
Il governo ha risolto il problema adeguando il prezzo della sua moneta alle proprie necessità. Fino al 7 gennaio, come visto, il cambio del bolívar col dollaro era fissato a 2,15. A partire da quella data ha fissato il cambio per i prodotti di prima necessità (settore agricolo, alimentare, salute e pensioni) a 2,60, ossia ha svalutato la propria moneta del 20% circa. Allo stesso tempo ha introdotto quello che ha chiamato il "dollaro petrolífero", il cui cambio è stato fissato a 4,30, ossia rispetto al cambio anteriore, in questo caso il bolívar si è svalutato del 100%. Tale cambio si applica per i prodotti petroliferi ed in genere per tutte le materie prime di cui il Venezuela è grande esportatore, oltre ai prodotti che non rientrano tra quelli di prima necessità (per esempio le auto).

5. I benefici di questa política monetaria

Dopo questo adeguamento, per ogni dollaro che entra quale conseguenza della vendita del petrolio, incassa 4,30 bolivares; per ogni dollaro necessario ad acquistare all'estero prodotti di prima necessità sborsa 2,60 bolivares. Si intuisce l'enorme beneficio. Grazie a questo adeguamento, sono raddoppiati gli ingressi in bolívares. Con questa quantità di soldi che si ritrova in più ha potuto adottare una serie di strumenti atti, da un lato ad acquistare maggiori prodotti di prima necessità, dall'altro ad aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori, sostanzialmente aumentando gli stipendi.
Il salario minimo, il cui importo è stabilito per legge, è stato aumentato per quest'anno del 25%; i salari delle altre categoirie sono stati adeguati in maniera differente e comuqnue superiore a quello del salario minimo. Ad esempio il salario dei medici è stato aumentato del 40%. A proposito dello stipendio dei medici, proprio grazie a questi introiti extra, è stato finalmente possibile eliminare le disparità esistenti tra i vari medici, che prendevano uno stipendio differente a seconda che lavorassero in ospedale, o in ambulatorio, in città, o in campagna, ecc... Si sono eliminate queste differenze e lo stipendio è stato uniformato allo stipendio più alto esistente nella categoria. Dunque, lo stipendio della categoría medica che prendeva il salario più alto è stato aumentato del 40%; lo stipendio del medico che non rientrava in quella categorie, ha visto aumentare gli ingressi fino al 100%. Altro esempio: i lavoratori del settore educativo probabilmente vedranno aumentarsi lo stipendio del 30%.
Il salario minimo in Venezuela, a cui è agganciata anche la pensione sociale, è oggi il più alto in assoluto in America Latina: sfiora i 500 $; a questa somma vanno aggiunti altri benefici: i buoni alimentazione; l'equivalente della nostra tredicesima, pagata a Natale, che per i lavoratori a salario minimo equivale a due mensilità extra, per gli altri lavoratori varia in funzione dell'anzianità; ad agosto è previsto un buono per le vacanze, equivalente a due mensilità extra. In sostanza un lavoratore con stipendio minimo ed i pensionati sociali al minimo, hanno uno stipendio annuo non inferiore ai 10.000 dollari, al cambio di 2,60 bolivares per dollaro. Negli ultimi dieci anni l'aumento del salario minimo è stato del 500%, praticamente doppio rispetto al costo della vita, all'inflazione registrata nello stesso periodo.
Oltre ai benefici diretti derivanti dagli aumenti salariali, in questi anni sono intervenuti altri benefici per i lavoratori: la gratuità dell'assistenza medica e la gratuità dell'educazione, fino ai massimi livelli di studio, ossia all'università ed agli studi post-universitari. Anteriormente era tutto a pagamento e le classi più povere erano totalmente escluse. Alla fine dello scorso decennio, in Venezuela il 70% della popolazione viveva in stato di povertà; ed il 35% versava nella miseria estrema. Oggi la miseria estrema è quasi del tutto scomparsa e la povertà è stata ridotta fortemente e probabilmente molto presto sarà solo un ricordo del passato.

6. La lotta all'inflazione ed alla speculazione

La politica monetaria adottata ultimamente, che dunque prevede un bolívar più forte per le importazioni ed un bolívar piu debole per le esportazioni ha anche un'altra finalità: combattere l'inflazione.
Con l'avvento dell'attuale governo di Hugo Chavez, nel 1999, l'inflazione è progressivamente scesa. In Venezuela l'inflazione si aggirava attorno al 100% ed in alcuni anni è stata anche superiore al 100%, come nel 1996; oggi è attorno al 20%, ma è un valore ancora troppo alto.
Se in precedenza l'inflazione era dovuta a scarsità di beni, quindi lo scarseggiare dei beni sul mercato faceva aumentare enormemente il prezzo, oggi la situazione è profondamente cambiata e la causa dell'inflazione è sostanzialmente la speculazione.
Dato che l'importazione dei beni è nelle mani di una ristretta cerchia di imprese e famiglie, queste decidono il prezzo al di fuori di ogni logica di mercato. Un piccolo esempio. Un'auto importata, ad esempio un modello Ford del valore di 10.000 dollari, viene immessa sul mercato venezuelano ad un prezzo triplo; un TV LCD 32 pollici, marca Philips, in Italia venduto a circa 350 euro ( http://www.shoppydoo.it/search.aspx?search=tv+32+lcd+philips&categoryid=320&fromCategoryId=320&sort=price ) , con IVA al 20%, in Venezuela prima della svalutazione di gennaio era venduto a non meno di 4.500 bolivares, pari a circa 1.500 euro, pur in presenza di una IVA al 12%.
Sul mercato venezuelano, se un bene è considerato di lusso, indipendentemente dal suo valore reale, i venditori gli applicano il prezzo che vogliono. E' il caso del vino o del panettone. Una bottiglia di normalissimo vino da tavola venduto in Italia al supermercato ad uno o massimo due euro al litro, in Venezuela, essendo il vino prodotto di lusso, quella stessa bottiglia è venduta a non meno di 50 euro. Il prezzo non è dovuto ai costi di trasporto o eventuali tasse.
Un panettone, altro prodotto considerato in Venezuela di lusso, durante le ultime festività di Natale (quando il cambio bolívar-dollaro era ancora a 2,15) al duty free dell'aereoporto di Caracas (prezzo senza IVA) era venduto da 3 a 10 euro, secondo la marca, con il prezzo più alto spettante al "Tre Marie" ed il "Motta", come più económico. Fuori l'aereoporto, in virtù della speculazione, il prezzo poteva arrivare fino a 60 euro! Presso il negozio "Dulcinea", zona Candelaria a Caracas, un panettone "Tre Marie" era venduto a 180 bolivares, quasi 60 euro!
Altro aspetto esclusivo del mercato venezuelano riguarda l'adeguamento del prezzo di un prodotto locale a quello dell'equivalente importato, ossia la speculazione è tale che finisce per coinvolgere anche i prodotti locali. La nutella, ad esempio, prodotto importato ed immesso sul mercato venezuelano ad un prezzo non inferiore ai 9/10 Euro (nel mese di dicembre, prima della nuova política monetaria la confezione da 350 grammi era reperibile a 28/30 bolivares), ha un corrispondente prodotto venezuelano, il cui prezzo si suppone notevolmente inferiore, dato che la Ferrero, produttrice della nutella importa il cacao proprio dal Venezuela, ha dei costi di produzione notevolmente più alti (energía e mano d'opera italiana sono più alti rispetto a quelli venezuelani), a cui si aggiunge il trasporto transoeceanico del prodotto fnito. In conclusione il prezzo del prodotto locale che dovrebbe essere notevolmente inferiore finisce per essere lo stesso, se non superiore al prezzo del prodotto importato!
La speculazione, però, ha finito per coinvolgere non solo i prodotti importati, ma anche quelli nazionali e di primissima necessità, i cui prezzi vengono arbitrariamente aumentati.
Uno dei prodotti alimentari tipici del Venezuela è l'arepa, una sorta di panino fatto con farina di mais e riempito a gusto, ossia come meglio piace, dal formaggio, alla carne, ai frutti di mare.
In alcuni negozi, una arepa era arrivata a costare fino a 40 bolivares ed il prezzo medio non era mai inferiore ai 20/25 bolivares. Considerando che con un chilo di farina di mais, costo 2,7 bolivares se ne fanno una decina di arepe da 100 grammi ognuna e che se farcita con 50 grammi di formaggio o prosciutto ha un costo vivo inferiore ai 3 bolivares; si intuisce chiaramente l'enorme speculazione.
Il governo grazie alla politica monetaria, adottata a partire da gennaio, ha deciso di intervenire contro la speculazione. Nessuna misura repressiva, nessuna nuova legge; la lotta alla speculazione sarà condotta sulla base delle leggi di mercato. Grazie al surplus generato dalla manovra della política monetaria è intervenuto sul mercato aumentando i punti vendita dei prodotti di prima necessità, venduti direttamente dallo stato a prezzo controllato.
Grazie all'acquisizione di una catena di supermercati, denominata "Éxito", dove si vende di tutto, dai prodotti alimentari, agli elettrodomestici e mobili, che si aggiunge alle due catene statali già esistenti, "Mercal" e "Pdval", si sta costruendo un'ampia rete di negozi denominati "Bicentenario", capillarmente distribuiti sul territorio nazionale, comprese le baraccopoli. Specifichiamo che questa catena di negozi "Éxito" è stata espropriata, comunque dietro lauta compensazione, perchè gestita con criteri che definiré mafiosi è poco.
Intanto i proprietari di un'altra estesa e nota catena di supermercati (CADA), a capitale straniero, hanno offerto al governo la vendita della propra rete. Se anche questa rete dovesse essere inglobata, il venezuelano disporrebbe della più ampia rete di distribuzione a prezzi controllati.
In aggiunta, sempre nel settore alimentare, il governo sta aprendo una catena di negozi denominati "Arepera socialista", una sorta di McDonalds venezuelano a capitale statale, in cui l'arepa è venduta a 5 bolívares. Il primo di questi negozi, è stato aperto in pieno centro di Caracas, con orario di apertura dalle sette di mattina alle sette di será.
Questo primo negozio ha avuto l'effetto inmediato di attirare migliaia di clienti. I ristoranti della zona che vendevano il piatto di pasta a 10/15 euro, le arepere che vendevano le arepe a 4/5 euro, le pizzerie che vendevano pizza a non meno di 10/15 euro (tutti prezzi fortemente superiori a qualsasi possibile prezzo giusto) per cercare di arginare la concorrenza dell'arepera hanno immediatamente smesso di aumentare i prezzi e per attiarre i clienti hanno cominciato a tirare fuori i menú a prezzo fisso attorno a 5/10 euro. La lotta alla speculazione sta avvenendo sul piano delle leggi di mercato: lo stato apre negozi dove vende i prodotti ad un prezzo giusto, senza rimetterci, finendo per costringere gli altri operatori presenti sul mercato ad adeguarsi, proponendo prezzi più giusti.

7. L'assalto ai negozi

Nel momento in cui si annunciava pubblicamente la monovra che adeguava il cambio del bolívar, i negozi, soprattutto del settore elettrodomestici, venivano letteralmente presi d'assalto dal pubblico, convinto che l'indomani tutti i prezzi sarebbero aumentati del 100% ed oltre; e di fatto i commercianti, la sera stessa dell'annuncio della manovra, stavano iniziando a rimarcare i prezzi. Sia per motivi di ordine pubblico, sia per impedire che i negozianti disonesti rimarcassero i prezzi dei prodotti, la cui pratica è proibita per legge, è dovuto intervenuto l'esercito: davanti ad ognuno di questi negozi erano presenti uno o più militari a preservare l'ordine pubblico.
Dopo l'assalto iniziale e lo svuotamento dei negozi, a circa tre mesi di distanza dell'entrata in vigore della manovra, i prezzi dei prodotti che avrebbero dovuto aumentare non mostrano segni apprezzabili di aumento. Anzi, in virtù dei più stretti controlli sugli importatori a cui lo stato fornisce i dollari al cambio previsto di 4,30, alcuni prodotti mostrano prezzi in calo. Il TV 32 pollici venduto prima di gennaio a 4.500 Bolivares, equivalenti a 1.500 euro al cambio anteriore, oggi costa anche meno di 4.000, ossia al cambio uffciale di circa sei bolivares per euro, costa oggi 700 euro; ancora troppo rispetto ai prezzi italiani ed occidentali, ma meno rispetto a due mesi fa.
Il governo, dunque, entrando direttamente nella distribuzione dei prodotti, soprattutto alimentari e di prima necessità sta facendo concorrenza ai distributori tradizionali che aumentavano il prezzo a loro discrezione. Ciò è stato possibile grazie a questo surplus di introiti generato dall'adozione di una política monetaria che introduce una valuta nazionale debole per le esportazioni ed una moneta forte per le importazioni.

8. A chi giova la manovra?

In sostanza, questa política monetaria favorisce soprattutto le esportazioni, ma anche le importazioni dei beni di prima necessità e scoraggia le importazioni dei beni che non rietrano tra quelli essenziali.
In realtà, il Venezuela è un paese che vive dell'esportazione di materie prime, a partire dal petrolio; le materie prime, però, sono tutte in mano statale ed il prezzo di tali prodotti è in dollari e dipende da ben altre variabili. Oltre il 90% delle esportazioni del Venezuela è di natura statale. Questa manovra, che potrà anche favorire una nascente industria privata esportatrice di altri prodotti, al momento favorisce soprattutto lo stato, che si ritova a gestire un surplus di denaro.
Indirettamente, favorisce soprattutto le classi più povere, in quanto come descritto sopra, stanno ottenendo benefici di varia natura: aumento dei salari e diminuzione dell'inflazione, attraverso la lotta alla speculazione.
Anche le classi medie ed alte ovviamente godono di questi stessi benefici a livello interno. Invece, chi effettua viaggia all'estero, o è abituato a comprare all'estero, magari tramite Internet, è penalizzato. Mentre sulle classi ricche, una ristretta minoranza, alla fine un aumento anche del 100% non incide molto, chi realmente è penalizzato è quella fascia di classe media abituata a viaggiare all'estero, una o più volte all'anno.
In ogni caso anche se il costo di un viaggio all'estero è raddoppiato, in realtà questo aumento è compensato dai benefici che gode internamente grazie all'aumento dei salari, alla riduzione dell'inflazione ed all'incremento dei servizi gratuiti (educazione e sanità).


Attilio Folliero e Cecilia Laya
Fonte: www.folliero.it/
Link: http://www.folliero.it/02_articoli_attilio_folliero/2010/2010_03_29_politica_monetaria_venezuela.htm
29.03.2010

marcovola

Citazione di: pacciu86 il 31 Agosto 2012, 22:21:24
Punti di vista differenti per dire la stessa cosa... L'Argentina ha rifiutato di utilizzare il dollaro come moneta di riferimento per gli scambi, e ciò comporta vantaggi e svantaggi... E gli svantaggi principali riguardano l'ottusità dei mercati e dei suoi operatori, ormai totalmente venduti al dio $ $ $ ... Per i patriottici raggiungere e difendere una propria sovranità monetaria è un traguardo importante e motivo d'orgoglio, mentre agli squali che giocano con i risparmi dei cittadini interessa solo che abbiano il cul@ coperto sui loro movimenti finanziari. Ed è ovvio che un sistema "rivoluzionario" venga screditato in questo modo!
Pacciu purtroppo l'Argentina sta correndo a cento all'ora contro un muro.....
"C'è chi lo vide ridere
davanti al Parlamento
aspettando l'esplosione
che provasse il suo talento,
c'è chi lo vide piangere
un torrente di vocali
vedendo esplodere
un chiosco di giornali".


"Il bombarolo"
F. De Andre'

pacciu86

Citazione di: marcovola il 31 Agosto 2012, 22:29:09
Pacciu purtroppo l'Argentina sta correndo a cento all'ora contro un muro.....
Tutti prima o poi riceveranno una gran legnata sulla noce del collo. Almeno i signori argentini hanno le pa@@e di staccarsi da questo sistema corrotto e malato... Quanto vorrei dei governanti che GOVERNINO piuttosto che pensare a far quadrare i conti con i soldi delle tasse che ormai non abbiamo più!!

marcovola

Per sdrammatizzare vi metto una barzelletta appena sentita.... scusate per l'OT:

Il Presidente della Repubblica chiama un suo collaboratore esperto in sondaggi e gli chiede: "Cosa pensano gli italiani dell'attuale congiuntura economica?". E quello gli risponde: "Dicono che finiremo con il mangiare la me@@a!". Ed il Presidente: "Ma avete intervistato i pessimisti!". E l'esperto: "No! Quelli dicono che non ce ne sara' a sufficienza per tutti!"

"C'è chi lo vide ridere
davanti al Parlamento
aspettando l'esplosione
che provasse il suo talento,
c'è chi lo vide piangere
un torrente di vocali
vedendo esplodere
un chiosco di giornali".


"Il bombarolo"
F. De Andre'

Claudio M

Citazione di: pacciu86 il 31 Agosto 2012, 22:21:24
Punti di vista differenti per dire la stessa cosa... L'Argentina ha rifiutato di utilizzare il dollaro come moneta di riferimento per gli scambi, e ciò comporta vantaggi e svantaggi... E gli svantaggi principali riguardano l'ottusità dei mercati e dei suoi operatori, ormai totalmente venduti al dio $ $ $ ... Per i patriottici raggiungere e difendere una propria sovranità monetaria è un traguardo importante e motivo d'orgoglio, mentre agli squali che giocano con i risparmi dei cittadini interessa solo che abbiano il cul@ coperto sui loro movimenti finanziari. Ed è ovvio che un sistema "rivoluzionario" venga screditato in questo modo!

Verissimo, cosa piu' importante della sovranita', ilpopolo argentino sara' felicissimo, qualche sacrificio PER NOI RIPET PER NOI lo farei anche io.

Fordista dal 1985.

Claudio M

Citazione di: marcovola il 31 Agosto 2012, 22:58:27
Per sdrammatizzare vi metto una barzelletta appena sentita.... scusate per l'OT:

Il Presidente della Repubblica chiama un suo collaboratore esperto in sondaggi e gli chiede: "Cosa pensano gli italiani dell'attuale congiuntura economica?". E quello gli risponde: "Dicono che finiremo con il mangiare la me@@a!". Ed il Presidente: "Ma avete intervistato i pessimisti!". E l'esperto: "No! Quelli dicono che non ce ne sara' a sufficienza per tutti!"



Sciocchezze... la verita' che l'argentina ce l'ha fatta.

Fordista dal 1985.

oᄊム尺

Citazione di: Aliseo il 01 Settembre 2012, 08:40:05
qualche sacrificio PER NOI RIPETO PER NOI lo farei anche io.
Penso che nessuno avrebbe da ridire anche su una manovra lacrime e sangue se tutto fosse a nostro beneficio e non dei soliti 4 banchieri e politici....

pacciu86

Il problema è che ci hanno già spremuto sino al midollo, che altri sacrifici dobbiamo affrontare?? Ripartire dall'era feudale??

I soldi l'Italia CE LI HA cosa che (forse) pochi sanno, il problema è che sono destinati tutti verso l'unione europea! Vedi gli ultimi 125 MILIARDI di € ( ??? ) destinati al fondo salva-stati... Ma non dovremmo essere salvati noi?? Invece no, ci allarghiamo, facciamo entrare nell'euro gli stati balcanici e orientali e li condanniamo alla fame più di quanto non ne patiscano già, risucchiamo nel vortice altri paesi che già soffrono e che non saranno altro che un peso!

Quanto mi fanno incazz@re sti discorsi >:(

pacciu86

Economia mondiale: il collasso finanziario è imminente

Gli esperti vedono i segni tangibili che qualcosa di terribile sta fermentando nel sistema finanziario globale. Gli investitori, le banche centrali e Wall Street, tutti ben immersi nelle insidie dell'economia globale sono insolitamente attivi ultimamente. Sta crollando il sistema finanziario mondiale? E' la domanda che si pongono molti osservatori.

George Soros , il famoso investitore che ha molti contatti nel mondo finanziario, è sempre all'avanguardia rispetto al futuro economico, e se qualcosa di grosso sta per accadere ne è al corrente molto tempo prima della gente comune. Proprio per questo, colpisce il fatto che il miliardario ha ceduto più di un milione di azioni di società finanziarie e banche, tra le quali sono incluse Citigroup, JP Morgan e Goldman Sachs. Il valore totale delle vendite di azioni si aggira intorno a 50 milioni di dollari. Allo stesso tempo, mentre vendeva le azioni delle banche, ha acquistato 884.000 azioni in oro del valore di 130 milioni di dollari. Gli esperti credono che questi sono i passi di qualcuno che crede che un collasso del sistema finanziario sta per accadere. Ma non è l'unico che è stato occupato ad accumulare oro. Un altro miliardario John Paulson (che ha guadagnato 20.000 milioni di dollari nella crisi dei mutui subprime) sta acquistando oro attivamente e la sua azienda ora ha il 44% del suo fondo di 24.000 milioni di dollari esposti ai metalli preziosi. Anche le banche centrali di diverse nazioni del mondo hanno aumentato di più del doppio i loro acquisti di oro tra aprile e luglio di quest'anno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Mentre molti dirigenti di Wall Street si mostrano cautamente ottimisti circa le linee guida per il resto dell'anno, le loro azioni indicano il contrario.

Il livello delle vendite di titoli di società S&P 500 (SPX) è vicino ad essere il più alto degli ultimi 10 anni. E questo non è un buon segno: un gran numero di investitori esce dal gioco, anche se gli indicatori rimangono positivi. Complessivamente, oltre 10.000 milioni sono stati ritirati dai fondi di investimenti solo nelle ultime due settimane. Inoltre, ci sono preoccupazioni per il fatto che più di 600 dirigenti di banche si sono dimessi dai loro incarichi negli ultimi 12 mesi, e anche questo è abbastanza allarmante. Sembra che gli Stati Uniti si stanno rapidamente preparando per qualcosa di veramente grande. Nel mese di agosto è stato rivelato che la Social Security Administration del paese prevede di acquistare 174.000 proiettili a punta cava che verranno distribuiti in 41 diversi siti in tutto il paese. All'inizio di marzo, il Department of Homeland Security (Sicurezza Nazionale) ha acquistato 450 milioni proiettili a punta cava, cosa che pone anche inquietanti domande sul possibile destino di tali quantità. Inoltre, a queste prospettive poco rosee si aggiunge la frustrazione e la rabbia del popolo americano per l'attuale situazione economica, un'indignazione che sarà rafforzata dopo le prossime elezioni presidenziali.



Tratto da: Economia mondiale: il collasso finanziario è imminente | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/09/01/economia-mondiale-il-collasso-finanziario-e-imminente/#ixzz25FENvOGd


Altro da aggiungere...?

Claudio M

Citazione di: pacciu86 il 01 Settembre 2012, 12:53:40
Il problema è che ci hanno già spremuto sino al midollo, che altri sacrifici dobbiamo affrontare?? Ripartire dall'era feudale??

I soldi l'Italia CE LI HA cosa che (forse) pochi sanno, il problema è che sono destinati tutti verso l'unione europea! Vedi gli ultimi 125 MILIARDI di € ( ??? ) destinati al fondo salva-stati... Ma non dovremmo essere salvati noi?? Invece no, ci allarghiamo, facciamo entrare nell'euro gli stati balcanici e orientali e li condanniamo alla fame più di quanto non ne patiscano già, risucchiamo nel vortice altri paesi che già soffrono e che non saranno altro che un peso!

Quanto mi fanno incazz@re sti discorsi >:(

E come hai ragione.

Fordista dal 1985.

🡱 🡳