Stemmi e Simboli delle nostre Città

Aperto da principedeimeccanici, 30 Agosto 2009, 23:05:32

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principedeimeccanici

Ragazzi dato che sono un tipo alla quale piace essere "onniscente" e sempre informato su tutto, vorrei proporvi questo topic, per conoscere meglio la nostra penisola e i luoghi da dove noi tutti proveniamo.

Inizio con il simbolo di Taranto



Lo stemma civico di Taranto fu riconosciuto ufficialmente il 20 dicembre del 1935:

« D'azzurro, al delfino nuotante e cavalcato da un dio marino nudo sostenente nel braccio sinistro un panneggio svolazzante e con la destra scagliante il tridente, al capo cucito di rosso centrato, caricato della conchiglia d'oro, posta fra la leggenda Taras »


Il giovane dio a cavallo del delfino raffigurato sullo stemma, si ispira a quello delle monete magno-greche del periodo di massimo splendore della città.
Nel 1589, una precedente versione dello stemma raffigurante un uomo adulto coronato a cavallo di un delfino, reggente nella mano destra un tridente e nella mano sinistra uno scudo con sopra uno scorpione al posto dell'attuale drappo, sostituì a sua volta l'antico stemma raffigurante uno scorpione suggerito da Pirro, e che attualmente è utilizzato come simbolo della provincia ionica.


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Jamdj

Ciao Principe essendo di Taranto non posso postare altro... :D interessante il topic vediamo chi partecipa..    ;) ;) ;)
Il ponte fra la disperazione e la speranza è una buona dormita.
:)

Able007

LO STEMMA DI PUTIGNANO:


Lo stemma di Putignano originariamente era formato da uno scudo sannitico sormontato da una corona reale a cinque punte in oro, affiancata da due stelle, che campeggiavano su tre monti di colore verde, con il centrale più alto. Si dice sia stato ideato da Federico II di Hohenstaufen. Lui volle la corona per distinguere Putignano e renderla insigne tra tutte le "Università", le stelle perché risplendessero sempre di maggiore gloria, i monti per indicare la fermezza e la stabilità verso di lui.
Per un breve periodo fu aggiunta una P librata sul vertice del monte centrale.
Il 4 giugno del 1935 la Consulta Araldica, rispondendo all'esplicita richiesta del Podestà, intesa ad ottenerne il suo riconoscimento ufficiale, decretava essere: "D'azzurro a tre monti di verde, accompagnati da due stelle di sei raggi d'oro, sormontato da una corona all'antica, ornamenti esteriori del Comune".

IL NOME:
A tutt'oggi non vi è certezza sulla sua origine, né sulla datazione storica. Molteplici sono le tesi ma nessuna è avvalorata da testimonianze documentali certe. Sicuramente tale incertezza è legata anche alla difficoltà di datare storicamente la nascita di Putignano.
Le varie tesi, sostenute dagli storici, ipotizzano che derivi: da "Potyna", dea dei fanciulli; da "Petilia", sacerdotessa di Minerva; da "Pytna", una tribù proveniente dall'antica città omonima di Creta; da "Putei", per la grande quantità di pozzi esistenti nel suo territorio.
L'ipotesi del concittadino Ermenegildo Laterza, professore di sanscrito, si discosta da tutte le tesi precedenti, sostenendo che Putignano derivi da un nome di persona e, più precisamente, dal nome gentilizio "Potinius" "Putinius", realmente esistito. La sua convinzione nasce dalla constatazione che tutti i toponimi delle tantissime città italiane, che terminano in "ano" e in "atico", derivano, appunto, da nomi gentilizi.

el gigi




Trieste in latino Tergeste, il simbolo della città è un alabarda.

Lo stemma della città è l'alabarda di San Sergio in campo rosso.

Sergio giunse a Trieste attorno alla metà del terzo secolo come tribuno nella XV Legione Apollinare di stanza in città e qui si convertì al cristianesimo. Scoperta la sua fede, fu richiamato a Roma. Nel congedarsi dai suoi compagni di fede, promise loro un segno della sua morte, che presentiva imminente. Assieme ad un altro tribuno, Bacco, fu costretto a rendere pubbliche devozioni a Giove: rifiutatisi di rinnegare la religione cristiana, i due furono sottoposti a pubblico scherno e quindi trasferiti nella provincia detta Augusta d'Eufrate. Qui nel 301, durante l'impero di Massimiano, subirono il martirio. Bacco morì dopo essere stato flagellato; Sergio fu costretto a camminare con chiodi ai piedi e fu quindi decapitato.
Il segno annunciatore della sua morte promesso ai triestini fu l'alabarda, che la tradizione vuole piovuta dal cielo sereno nel foro cittadino il giorno del suo sacrificio. L'arma si conserva nel tesoro della Cattedrale e la tradizione popolare vuole che sia indenne da ruggine; si dice che più volte si tentò di rivestirla d'oro, ma inutilmente. Essa è formata da una base conica da cui parte la punta, al centro della quale si aprono due raffi, con l'arco sinistro più corto sia in larghezza sia in lunghezza di quello destro. Viene comunemente chiamata "alabarda", ma ciò è inesatto in quanto questo tipo di arma fu usata sola a partire dal primo quarto del XIV secolo; la sua forma ricorda piuttosto quella del cosiddetto spiedo alla furlana. Gli Statuti Comunali del 1350 usavano un termine di maggior proprietà chiamandola "lancia di San Sergio".

Guardate in questo link e avrete maggiori notizie sulla mia città.

http://www.canovella.it/BedandBreakfast/Canovella%20Guida/Trieste.htm

principedeimeccanici

bene ragazzi mi fa piacere che vi stiate partecipando... continuate ad arricchirlo questo post!
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Neox21

#5
ora tocca a me:

Stornara



La Storia

Il primo insediamento si formò come casale rurale nel Seicento e appartenne ai Gesuiti fino alla soppressione di questi ultimi nel secolo successivo. Rinacque nel Settecento con la bonifica della zona, malarica, per opera dei Borbone, che la ripopolarono con una colonia di agricoltori, ai quali si deve l'introduzione del culto per San Rocco, Patrono cittadino. Agli inizi dell'Ottocento fu assegnata amministrativamente al comune di Stornarella. Nel corso del Novecento, ottenuta l'autonomia, progredì notevolmente nelle attività dell'agricoltura, con l'affermazione delle colture intensive e delle attività di trasformazione.
:) FoFo Panther Black TDCI 115 CV CDB inside :D

principedeimeccanici

un po' di storia!!!??? ( ps wikipedia ;) )
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FabioKuga

l'unico stemma riconosciuto nella mia citta e' questo :D :D :D

Ford Kuga St-line

principedeimeccanici

Citazione di: FabioGalaxy il 03 Settembre 2009, 18:27:22
l'unico stemma riconosciuto nella mia citta e' questo :D :D :D



????????????????????????
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el gigi

Citazione di: FabioGalaxy il 03 Settembre 2009, 18:27:22
l'unico stemma riconosciuto nella mia citta e' questo :D :D :D



??? ??? ??? ma ...............veramente il Grifone non è lo stemma di...........

el gigi

Su dai come nessuno vuol far vedere lo stemma della sua città? Dai così ripassiamo assieme un pò di geografia e storia Italiana

FocusTiVct

#11
stemma provincia di Varese


stemma di Varese


stemma di Malnate


stemma della scuola che frequento


P.S. L: l'ultimo è uno scherzo  ;)

el gigi

Citazione di: principedeimeccanici il 03 Settembre 2009, 17:51:26
un po' di storia!!!??? ( ps wikipedia ;) )

Come ha detto il princi e un pò di storia?

FocusTiVct



storia di Malnate


Prima del X secolo d.c. non si hanno notizie certe dell'esistenza del paese. Molto probabilmente la zona era occupata da insediamenti Celti già dagli ultimi secoli prima di Cristo, da cui ebbe origine poi l'attuale comunità, come attesta il suffisso –ate del nome ed alcuni ritrovamenti archeologici in località Rogoredo. Queste tribù vennero poi sconfitte dai romani, di cui rimangono poche testimonianze, tra cui la pianta ortogonale del centro storico e la torre romana di Monte Morone, che in seguito sarà adattata a campanile. Con la caduta dell'Impero Romano il territorio subì diverse invasioni barbariche da parte di Ostrogoti e Longobardi, fino all'inizio del feudalesimo. Tra il 1160 ed il 1183 subì saccheggi e devastazioni dovuti all'attraversamento delle truppe di Federico Barbarossa che da Como si spostavano verso la nemica Varese.

Diversi documenti dell'epoca medievale fanno ritenere, con buona sicurezza, che fosse già a livello Comunale dal 1100; da una recente ricerca fatta da "ARS" (Amici Ricerche Storiche), è emerso che compare per la prima volta in un atto di vendita del 1132 tra Londolfo e Guglielmo, zio e nipote, a favore di Pietro Gualapo, inoltre dal fatto che già nel 1141 avesse un sistema di pesi proprio, si può supporre che la comunità fosse sufficientemente strutturata e funzionale ed il paese avesse già abitazioni, botteghe, chiese, strade e servizi utili per la vita quotidiana dei suoi abitanti. Mancano notizie precise sui confini del territorio comunale che probabilmente includeva anche centri più distanti come Concagno e Belforte: un atto di vendita datato 1164 riporta infatti "Actum Belforte, in Malnate" ed una vertenza del 1218 "Campum Cagni, et est de territorio de Malnate".

Il Comune apparteneva al Ducato di Milano ed era amministrato da "consoli, deputati e sindaci", le decisioni più importanti venivano prese dall'assemblea dei capi famiglia che si riunivano nella piazza comunale richiamati dal suono della campana. Nel 1511 la popolazione venne decimata dagli Svizzeri al servizio del cardinale di Sion Matteo Schinner, chiamato per liberare quelle terre dai francesi. Da un censimento fatto nel 1597 Malnate, con le frazioni di Rovera, Monte Morone e Folla, era abitata da 760 persone. All'inizio del 1700 venne aggregato il Comune rurale di San Salvatore e la dizione ufficiale del Comune negli atti del catasto del Ducato di Milano era "Comune di Malnate con Monte Morone e San Salvatore". In questo periodo si ebbe un grande sviluppo culturale ed i malnatesi si distinsero nella costruzione delle cappelle del Sacro Monte insieme ai Magistri Saltriesi. Tra la fine del 1500 e l'inizio del secolo successivo, venne visitata dai cardinali Carlo e Federico Borromeo, che lasciarono somme di denaro per restaurare ed ampliare la chiesa patronale

Nel XVII secolo l'Austria occupò l'Italia settentrionale formando il Regno Lombardo-Veneto ed iniziò una grande ripresa economica e culturale: vennero costruiti nuovi edifici e si rimodernarono quelli esistenti di pubblico interesse. Verso la fine del 1600 Napoleone Buonaparte conquista l'Italia settentrionale fondando la Repubblica Cisalpina, che assorbì la Repubblica Cispadana. Sotto la Repubblica Cisalpina, il Comune apparteneva al Dipartimento del Lario, Distretto e Cantone di Varese.

Nell'800 vi fu la costruzione di grandi opere che la resero un importante nodo di comunicazione e di traffico: nel 1803 venne fatta la strada Varese-Como e tra il 1883 ed il 1885 venne costruito l'imponente Ponte di Ferro, che permise ai treni da Milano di giungere fino a Varese, la cui importanza è dimostrata dal fatto che, nello stemma comunale, assume posizione centrale e dominante. Già nel 1828 l'arciprete oblato Francesco Bombognini ed il dottore Carlo Redaelli descrivevano il paese nel loro Antiquario della Diocesi di Milano come la terra più popolata nella Pieve di Varese.

A causa della posizione strategica tra Varese e Como, il territorio comunale fu importante teatro di battaglia durante le guerre d'indipendenza e, il 26 maggio 1859, le località Folla e San Salvatore videro scontrarsi, nel corso della battaglia di Varese, i volontari di Garibaldi e le truppe austriache del Generale Urban.

La riforma degli enti locali del 1927 crea la nuova provincia di Varese, cui fu aggregato anche Malnate (territori entrambi fino a quel momento sotto la provincia di Como). In conseguenza della riforma il R.D. del 12/8/1927 soppresse il Comune di Gurone accorpandolo a Malnate con effetto dal 4 gennaio 1928[6].

Durante la Prima guerra mondiale, i cittadini malnatesi combatterono per liberare il territorio dagli austriaci ed il loro sacrificio nelle Guerre Coloniali, nella Prima e nella Seconda guerra mondiale, è ricordato dal loro nome inciso sulla lapide del monumento ai Caduti per la Patria di Piazza Vittorio Veneto.

Attualmente il Comune di Malnate è una comunità di poco più 16.000 abitanti che comprende le frazioni di San Salvatore, Gurone, Folla e Rovera.


Le origini del nome


Malnate ha un'etimologia incerta: la tradizione orale vuole che il nome derivi da un episodio infelice per la regina Longobarda Teodolinda, che definì "malnate" le persone abitanti del luogo (Malnaà in insubre, significa mal-nato, ovvero furfante, delinquente). Etimologicamente invece il prefisso Malna- può derivare da marna, roccia argillosa presente in zona, tenuto conto dell'indeterminatezza della consonante "r" e forse della necessità di distinguerlo da un altro comune della valle dell'Olona chiamato appunto "Marnate", mentre il suffisso locativo celtico -ate è il cimbrico aite, che significa contrada, lasciando così ipotizzare "Contrada della Marna".

Blasonatura Stemma


Campo di cielo caricato di tre stelle d'argento a cinque punte; al ponte murato tra due pendii boscosi, dominati dal Monte Rosa. Regio Decreto del 16 maggio 1940.

La necessità di dotare di uno stemma il paese sorse dopo un tentativo fallito del podestà del paese Alfredo Rosacher di cambiarne il nome, su richiesta del Partito Nazionale Fascista, in Miravalle. I lavori a tale proposito iniziarono nel 1937, ma solo nel 1941 vennero concessi stemma e gonfalone. Il primo bozzetto dello stemma, elaborato da Francesco Forte, primo archivista dell'Archivio di Stato di Milano, non soddisfò il comune che incaricò il professor Enrico Casartelli, direttore della scuola professionale di disegno di Malnate, di rielaborarlo. I caratteri rappresentati erano quelli che caratterizzano il paese: l'imponente ponte in cemento che collega Malnate a Varese, le pendici di Monte Morone e il Monte Rosa sullo sfondo, con tre stelle a 5 punte che stanno ad indicare i tre centri che danno corpo al comune, Malnate Gurone e San Salvatore, ed il "Capo del Littorio" come imponeva la legge. Dopo la caduta del fascismo, nell'estate del 1943 venne rimosso il "Capo del Littorio" e lo stemma apparì com'è tutt'ora: uno scudo sannico che include un paesaggio con le caratteristiche suddette. All'esterno le due fronde di quercia ed alloro poste a Croce di sant'Andrea, significano "potenza" e "virtù, sono legate con un nastro recante la scritta "Fervet opus", "ferve il lavoro". La corona è il simbolo di Comune con oltre 3.000 abitanti.

Blasonatura Gonfalone: Drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione centrale in argento: Comune di Malnate. La parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto azzurro con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento. Regio Decreto del 16 maggio 1940

A differenza dello stemma, il gonfalone non era stato ancora realizzato, benché già concesso, a causa dei difficili anni che seguirono il 1941. Solo nel 1953 giunse la "patente presidenziale" per la realizzazione. Il 30 dicembre 1952 la Giunta comunale nominô un Comitato d'onore per il gonfalone, composto da diversi cittadini malnatesi. La commessa per la realizzazione venne affidata alla ditta Vedeme di Milano, per una spesa di 125.000 lire, soldi che vennero raccolti dalla popolazione con offerte al "Comitato per l'offerta del Gonfalone al Comune".

La mattina di domenica 8 novembre 1953 l'Amministrazione civica ricevette in consegna ed inaugurò il nuovo gonfalone con una solenne cerimonia che vide un corteo composto da guardie civiche, scolaresche, Fanfara e Corpo filarmonico, i vessilli delle associazioni combattentistiche e sportive, il gonfalone scortato dai carabinieri, seguito da Sindaco, madrina della cerimonia, autorità ospiti, presidente del Comitato pro gonfalone e Prevosto, snodarsi per le vie cittadine.

Arawn


« D'azzurro al crescente montante, sormontato da una stella di otto raggi, il tutto d'oro; con le sigle O.P.Q.L. pure d'oro, ordinate in fascia nel capo »

Stemma della Città di SARZANA

Lo stemma ufficiale della Città di SARZANA è stato approvato con decreto di Umberto I, datato 9 marzo del 1893 che così recita:

Citazione"Umberto I
per grazia di Dio
e per volontà della Nazione
Re d'Italia

Ci piace con Nostro Decreto del venticinque Dicembre ultimo scorso concedere alla Città di Sarzana (Genova) l'aggiunta nel proprio stemma civico, delle sigle O.P.Q.L., in ricordo dell'antica origine e delle tradizioni storiche di quella Città.
Ed essendo stato detto Nostro Decreto registrato, come avevamo ordinato, alla Corte della Consulta Araldica e dell'Archivio di Stato in Roma, Vogliamo ora spedire solenne documento della accordata grazia alla Città concessionaria.
Perciò in virtù della Nostra Autorità Reale e Costituzionale dichiariamo spettare alla Città di Sarzana, in Provincia di Genova, il diritto di fare uso dello stemma civico miniato nel foglio qui annesso, che è:

d'azzurro alla luna montante, sormontata da una stella di otto raggi, il tutto d'oro, colle sigle O.P.Q.L. pure d'oro ordinate in fascia e nel capo.
Lo scudo sarà sormontato da corona comitale.

Comandiamo poi alle Nostre Corti di giustizia, ai Nostri Tribunali ed a tutte le Potestà civili e militari di riconoscere e di mantenere alla Città di Sarzana i diritti specifici di queste Nostre Lettere Patenti, le quali saranno sigillate col Nostro Sigillo Reale, firmate da Noi, e dal Presidente del Consiglio dei ministri, Nostro Ministro segretario di Stato per gli Affari dello Interno, e vedute alla Consulta Araldica.

Date a Roma addì nove del mese di Marzo, dell'anno milleottocentonovantatre, sedicesimo del Nostro Re."

Lo stemma è composto da uno scudo, a forma gotica, che racchiude la simbologia ed è ornato a destra da un ramo di olivo e a sinistra da un ramo di quercia uniti da un nastro.
La luna e la stella, presenti entrambi o singolarmente anche in molti stemmi di città appartenenti all'area della Luninigiana, insieme all'acronimo O.P.Q.L. ricordano l'origine dall'antica colonia romana Luni.
L'acronimo O.P.Q.L. corrisponde a «Ordo PopulusQue Lunensium», governo e popolo di Luni.
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"Era nuova di zecca, aveva l'odore delle macchine nuove. Che è poi il miglior profumo del mondo, a parte quello di donna". George LeBay "Christine"

principedeimeccanici

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Arawn

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ahhahahahaahahahahahh!!! ma va làààààààààààà!!!!
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el gigi

Andiamo avanti sotto a chi tocca!!!!!!!!!!!!!!

NeroFocus

#19
Questo è quello di L'Aquila



{volgare}
« Gridaro tucti insieme la città facciamo bella
che nulla nello regame possa confrontarsi ad essa »

(IT)
« Gridarono tutti insieme "facciamo una città così bella
che nessun'altra nel regno le si possa paragonare" »
(Buccio di Ranallo, Cronache dalla fondazione dell'Aquila)

Bella me...
"L'amicizia è qualcosa difficile da spiegare. Non si insegna a scuola.
Ma se tu non hai compreso il significato dell'amicizia, vuol dire che non hai capito proprio nulla"
Muhammad Ali

neroselvaggio

#20
                            LECCO



Il territorio

L'Adda forma il lago di Como, nasce dallo Stelvio ed attraversa la Valtellina, ha  una lunghezza di 51 Km, una larghezza di 4,4 Km, un perimetro di 187 Km, e una profondità massima di 410 m. Il lago, a Bellagio, si divide in due rami:il  ramo di Como, a ponente, il ramo di Lecco, a levante. Il lago si chiama anche Lario, infatti gli antichi Romani lo chiamarono "Larios Lacus Comancinus", o anche "Lago giardino", per la bellezza delle sue ville circondate da splenditi parchi e giardini. Fin dai tempi antichi le strade che portano a Lecco sono: la strada che, costeggiando il lago, si divide in due rami, di cui uno porta nella Svizzera attraverso il Passo dello Spluga e l'altro in Valtellina e al Passo dello Stelvio. La strada che attraverso il ponte sull'Adda; si divide pure in due rami: uno per Como e all'altro per Milano. Il territorio Lecchese va da un'altitudine minima di 198 metri a quella massima di 1875 metri. La conca nella quale giace Lecco è circondato, a nord, a est e a sud-est, da una catena montuosa di notevole altezza, calcarea e dolomitica, dominata dal Resegone, e ad ovest dai rilievi collinosi della Brianza nord-oientale che culminano nel Monte Barro. Nella storia geologica dell'Italia, uno dei maggiori geologi lecchesi, l'abate Antonio Stoppani, ha scritto: Il territorio lecchese è un grande e meraviglioso episodio della dispersione del terreno erratico per opera degli antichi ghiacciai. Infatti la zona lecchese è caratterizzata da molti segni del fenomeno glaciale, tra cui molte formazioni moreniche, in gran parte ormai corrose e terrazzate, e i numerosi massi erratici, oggi quasi tutti distrutti dalla mano dell'uomo, i pochi rimasti delimitano una linea di separazione fra la brulla parte superiore, più elevata, della cerchia montana, e quella inferiore, verdeggiante. Il clima è dolce, cosicché alcuni luoghi più soleggiati e riparati dai venti, specialmente lungo le sponde del lago, si sono prestati nel tempo anche per soggiorni invernali. Il lago, con la sua massa d'acqua, è nel periodo invernale una sorgente di calore, e infatti la sua temperatura non scende mai sotto i 7°, mentre in estate l'alternarsi dei venti rende più gradevole il soggiorno in confronto alle pianure.

Le origini

Nei tempi antichissimi la zona di Lecco, come molte altre, era interamente coperta da enormi strati di ghiaccio. Comparvero allora gli animali preistorici, i mammouth, dinosauri, orsi, cervi che a torme percorrevano le terre disabitate dell'Europa. I grossi lastroni di ghiaccio si sciolsero a poco a poco, lasciando vedere la terra, che cominciò a rivestirsi di fitti boschi. Dai monti cominciarono a scendere i corsi d'acqua, e nella conca lasciata dal ghiaccio, si formò il lago. Attualmente i monti, un tempo assai più alti e coperti da foreste di conifere entro le quali girovagavano il lupo e l'orso, sono quasi nude e solo qua e là crescono alcuni larici e pini. Qualche osso di questi mastodontici animali fu trovato nel "Buco del Piombo" presso Erba, nel "Buco dell'Orso" presso Laglio, nel "Buco di Laorca" sopra Lecco. Ben presto la razza umana si estese su tutta la superficie della terra lasciata libera dal ghiaccio ed anche la zona di Lecco, a poco a poco si popolò di gente che, come tutti gli altri uomini primitivi, viveva di caccia e di pesca e si vestiva con pelli di animali catturati. Gli abitanti del nostro territorio si dedicarono alla pastorizia e all'agricoltura, più tardi si dettero  anche al commercio e,  navigando sul lago e sul fiume Adda, scambiarono i loro prodotti con gli abitanti delle terre vicine: specialmente con la Valsassina e la Brianza. Gli storici sostengono che poco prima del 1000 avanti Cristo, giunsero tra noi i Liguri. Questi però non avevano le tradizioni marittime, ma caratteri legati alle pianure, e ai paesi a settentrione delle Alpi. I Liguri, mescolandosi con le genti locali, originarono la civiltà di Golasecca, da noi si sono rinvenuti alcuni oggetti,  anelli e spille a Olate, Ballabbio e Introbio. Poi giunsero i Celti o Galli (alti di statura e rossicci, i popoli locali li chiamarono Orobi che significa provenienti dalle montagne) popolo nomade e barbaro proveniente dalle Alpi, i quali fondarono la città di Barra e Luciniforo in posizione un poco elevata. Barra sorgeva sulle falde del Monte Barro, mentre Luciniforo sorgeva sul colle di Santo Stefano, ai piedi del Monte S.Martino. I Celti sono stati i migliori organizzatori della vita dei villaggi in quel tempo, infatti ad essi sono stati attribuiti molti nomi dei paesi. Così è possibile che Lecco prenda il nome dalla tribù dei celti Leuki, oppure che si riferisca a vocaboli indoeuropei (il celtico a quei tempi era un lingua indoeuropea): Locas, Lucus, Leucos, che equivalgono a campo o paese. Nel 196 a.C. i Romani occuparono Como e molti castelli celtici della zona. Questi tramandarono il ricordo delle principali città che trovarono sul loro cammino: Como, Barra, Liciniforo. Si pensa che Barra corrispondesse alla città che le cronache del medioevo, intorno al 1340 circa, ricordavano come più importante di Milano.

focus_love

Beh, io metto lo stemma della mia citta' (anzi sobborgo) natale  :)



Fino al 1926, anno dell'unificazione sotto la Grande Genova, Pra' era un comune autonomo e poteva fregiarsi di un suo stemma diviso verticalmente in due parti: nella sua parte superiore comprendeva i casali dei cinque quartieri rappresentati da monete su sfondo rosso; nella parte inferiore il campo di color verde faceva da sfondo ad una palma, volendo così ricordare l'origine dei nomi di Pra' e di Palmaro.



Nel 1996 il "Comitato Culturale Praese", ha aggiornato il vecchio stemma non più in uso dopo il 1926, dividendo ulteriormente in due la parte superiore, aggiungendo sulla destra il casale relativo al nuovo quartiere che nel frattempo era sorto, e dedicando alla parte sinistra la croce di San Giorgio, a rappresentazione dell'unificazione sotto il Comune di Genova.

La parte inferiore è rimasta immutata. Il tutto era ed è ancora sormontato da una corona e completato con due foglie di palma che si annodano sul fondo.

Lo stemma proposto dal "Comitato Culturale Praese" è rappresentato su un drappo azzurro, simbolo di un mare che per secoli ha costituito la risorsa fondamentale di Pra'.
Politics is the art of looking for trouble, finding it everywhere, diagnosing it incorrectly and applying the wrong remedies (Groucho Marx)

el gigi


Mystral

Messina...la mia città natale





Pesaro la città in cui vivo


pierluigimiglioli

Ecco lo stemma della mia città, Cremona.
Ciao a tutti.


ICEMAN



« questa signoria [dei Consoli] portò col vessillo dell'aquila S.P.Q.R. le quali lettere così dicono: Senatus PopulusQue Romanus cioè il Senato et Popolo Romano; et queste lettere erano d'oro in campo rosso. L'oro è giallo et appropriato al Sole che dà lume, prudentia et signoria a ciascuno che col suo valore cerca aggrandire. Il rosso è dato da Marte il quale essendo il dio della battaglia, a chi francamente lo segue porge vittoria et maggioranza »

La scelta dei colori è dovuta al fatto che essi sono i colori dell'Impero romano e della Chiesa cattolica; secondo una leggenda essi invece sarebbero dovuti ad uno scudo di bronzo arrossato (l'Ancile) caduto dal cielo durante una processione tenuta per impetrare l'aiuto divino contro una pestilenza che affliggeva la città, subito dopo l'epidemia cessò, tutto ciò avveniva durante il regno di Numa Pompilio. La ninfa Egeria aveva rivelato che chi avesse posseduto questo scudo sarebbe diventato molto potente, perciò Numa incaricò il fabbro Mamurio Veturio (della gens Veturia), di forgiare altri undici scudi identici all'Ancile, così che fosse impossibile ai nemici di Roma sottrarre quello autentico, così come era avvenuto per il Palladio di t@@@@ ad opera di Ulisse. L'Ancile divenne così uno dei sette pegni del comando (pignora imperii) di Roma; la custodia degli undici scudi era affidata ai Salii.[4] La croce invece rappresenta la civiltà cristiana di cui Roma è stata uno dei maggiori centri di diffusione.[5] Il motto S.P.Q.R. richiama le componenti nobiliare e popolare dalla cui collaborazione nacquero le istituzioni repubblicane e la grandezza di Roma antica.

ma anche io riconosco solo questo...



La denominazione sociale originaria della Polisportiva Lazio fu Società Podistica Lazio, rinominata poi nel 1925 come Società Sportiva Lazio. Fu fondata a Roma nel lontano 9 gennaio 1900 da un gruppo di 9 ragazzi guidati dal più carismatico tra loro, il sottufficiale dei Bersaglieri Luigi Bigiarelli, il quale volle creare una società sportiva che fosse accessibile ai giovani del popolo e che tramandasse i valori morali ed etici dello sport. Gli 8 giovani che condivisero il sogno di Bigiarelli furono il fratello Giacomo e gli amici Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones ed Enrico Venier, alla cui memoria è stata dedicata una targa commemorativa affissa nel 2000, anno del centenario della Polisportiva, in Piazza della Libertà (rione Prati), dove su una panchina i 9 atleti romani decisero di fondare la Lazio. La società nacque seguendo lo spirito olimpico, rinato ai primi del '900, tant'è che Bigiarelli e gli altri fondatori scelsero come colori sociali il bianco e il celeste, ispirandosi alla bandiera della Grecia, patria delle Olimpiadi, mentre come simbolo adottarono l'Aquila, da sempre emblema di Zeus divinità massima dell' Olimpo. Il nome Lazio fu scelto in quanto Bigiarelli e compagni, animati dallo spirito olimpico, vollero ampliare i loro "scenari" anche oltre i confini dell'Urbe.


S.S. Lazio Arti marziali
S.S. Lazio Atletica leggera
S.S. Lazio Attività subacquee
S.S. Lazio Badminton
S.S. Lazio Baseball e Softball
S.S. Lazio Basket
S.S. Lazio Biliardo
S.S. Lazio Bowling
S.S. Lazio Bridge Liegi
S.S. Lazio Calcio
S.S. Lazio Calcio a 5
S.S. Lazio Calcio a 5 Femminile
S.S. Lazio Calcio a 8
S.S. Lazio Calcio da Tavolo
S.S. Lazio Calcio Femminile
S.S. Lazio Canoa Polo
S.S. Lazio Canottaggio
S.S. Lazio Ciclismo A.S.D.
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il secondo è il primo degli ultimi. E.F.

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La mia città natale: Bologna
« Bologna è una vecchia signora coi fianchi un po' molli,
col seno sul piano padano ed il culo sui colli. »
   
(Francesco Guccini, Bologna)
Antichissima città universitaria, ospita numerosissimi studenti che animano la sua vita culturale e sociale. Nota per le sue torri ed i suoi lunghi portici, possiede un ben conservato centro storico (fra i più estesi d'Italia), in virtù di un'attenta politica di restauro e conservazione avviata dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso, a dispetto dei gravi danni causati dagli sventramenti urbanistici della fine del XIX secolo e dalle distruzioni belliche.

La città, i cui primi insediamenti risalirebbero ad almeno un millennio prima di Cristo, è sempre stata un importante centro urbano, prima sotto gli Etruschi (Velzna/Felsina) ed i Celti (Bona), poi sotto i Romani (Bononia), poi ancora nel Medioevo, come libero comune (per un secolo è stata la quinta città europea per popolazione). Importante centro culturale ed artistico, questo ruolo fatica talvolta ad esserle riconosciuto, mancando un "capolavoro" di rinomanza mondiale che possa attirare in massa i turisti: tuttavia, la sua importanza artistica e monumentale è basata su un insieme omogeneo di monumenti ed emergenze architettoniche (le torri medievali, i palazzi d'epoca, le chiese, la struttura del centro storico) ed opere d'arte frutto di una storia architettonica ed artistica di prim'ordine.

Bologna è un importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie del nord Italia, in un'area in cui risiedono importanti industrie meccaniche, elettroniche e alimentari. Secondo il dato dell'ultima ricerca dell'European Regional Economic Growth Index (E-REGI) del 2009, Bologna risulta essere la prima città italiana e la 47º in Europa per tasso di crescita economica[5].

È sede di prestigiose istituzioni culturali, economiche e politiche e di uno dei più avanzati quartieri fieristici d'Europa. Nel 2000 è stata "capitale europea della cultura" e dal 2006 è "città della musica" UNESCO[6]. La città di Bologna è stata selezionata a partecipare all'Esposizione Universale di Shangai 2010 insieme ad altre 45 città del mondo[7].
Lo stemma della Città è costituito da uno scudo ovato diviso in quattro parti, due contenenti una croce rossa su sfondo bianco sovrastata da un capo d'Angiò e le altre due la scritta color oro LIBERTAS su sfondo azzurro, il tutto sovrastato da una testa di leone posta di fronte.

La bandiera cittadina è una croce rossa in campo bianco, derivata dall'arma del comune, cioè dal primo e quarto quadrante dello stemma cittadino. La bandiera sventola insieme alla europea e italiana in tutte le sedi istituzionali dell'amministrazione Comunale.

La città in cui vivo: Castel Maggiore (BO)
I primi testi che parlano dell'esistenza del Comune, anticamente chiamato Castaniolo, risalgono a documenti del X Secolo. L'edificio più antico ancora presente nel territorio comunale è la chiesa (ormai non più ufficiata) dedicata a San Biagio, nella zona industriale. Di costruzione romanica, dalla semplice architettura, è affiancata da un tozzo campanile, non particolarmente alto ma di un certo fascino.

In seguito Castaniolo venne caratterizzato dall'appellativo Maggiore, per distinguerlo da una omonima località del comune di Bentivoglio.

La leggenda narra che il nome derivi da un grosso tronco di castagno che sarebbe stato trasportato sul territorio comunale dal Canale Navile. Il nome fu mutato nell'attuale dall'autorità pontificia nel 1818, che riconobbe anche al comune la giurisdizione sulle attuali frazioni.

Il paese subì notevoli bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale a causa del passaggio della ferrovia Bologna-Padova.

Lo stemma è cambiato recentemente dopo il passaggio da paese a città.

FOCUS MY22 ST-LINE DESIGN 1.0 ECOBOOST MILD HYBRID 125CV

Gasarolo

Stemma della città di Pavia




Se qualcuno ha interesse alla storia o notizie, ecco il link su wiki http://it.wikipedia.org/wiki/Pavia

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